Cronache

Il capo dei gesuiti sul Papa: "C'è già chi vede la successione"

Il superiore generale dei gesuiti ha un'idea chiara delle critiche mosse nei confronti del pontefice argentino. Padre Artur Sosa crede che c'entri pure il Concilio Vaticano II

Il capo dei gesuiti sul Papa: "C'è già chi vede la successione"

Il superiore generale dei gesuiti ha di nuovo posto un focus sul confronto persistente in Vaticano e su come questo possa pesare sulla prossima elezione papale. Il Papa, come sappiamo, appartiene allo stesso ordine religioso di padre Artur Sosa, che aveva già esposto la sua visione delle cose nel corso del Meeting di Rimini della scorsa estate. Padre Sosa, che in quella occasione ha pure negato l'esistenza carnale del diavolo, parlando di "figura simbolica" - posizione che non è passata inosservata agli esorcisti - è di sicuro uno dei sostenitori di Jorge Mario Bergoglio. E ha diffuso ancora la sua opinione.

Il vertice ecclesiastico pensa che qualcuno già intraveda "la successione". Il presupposto è dato dalle critiche che i tradizionalisti stanno muovendo nei confronti del prossimo Sinodo panamazzonico, quello che avrà inizio il prossimo 6 ottobre, ma anche dal quadro storico. L'appuntamento del mese venturo coinvolge numerose considerazioni e diversi piani di riflessione. Ma le rimostranze dottrinali sono quelle che interessano l'azione del pontificato dell'argentino, azione che è messa di nuovo in discussione. E il superiore dei gesuiti ha fornito la sua lettura, citando pure il Concilio Vaticano II. Le critiche scagliate nei confronti del Santo Padre, insomma, avrebbero origini antiche. Il dibattito teologico su quegli eventi dura almeno dagli anni 60'.

Stando a quanto riportato da Il Messaggero, padre Sosa ha evidenziato sia come il tutto possa essere interpretato come un "modo d'influire nell'elezione del prossimo Papa" sia di una "visione" opposta a quella dell'ex arcivescovo di Buenos Aires, che sta "dando attuazione al Vaticano II". Per il superiore generale dei gesuiti si tratta quindi indagare pure sulla visione che le varie parti in campo hanno della stessa Chiesa cattolica. Questa volta, nelle considerazioni del consacrato sudamericano, non sembra comparire la parola "complotto".

L'ecclesiastico venezuelano non è stato il solo a presentare argomentazioni di questo stampo.

Già il cardinale tedesco Walter Kasper si era pronunciato mediante dissertazioni paragonabili.

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