Sgarbi quotidiani

Capra in rapido avvicinamento

Non ritengo nessuno indegno della mia ira. Serra lo sa, ma temeva di esserne escluso

Capra in rapido avvicinamento

Sicuro che non l'avrei letto, nella sua scomoda e impervia Amaca sopra la testata di Repubblica, Michele Serra, il Severgnini della sinistra radical-chic, uscendo dal suo torpore, mi ha risposto su L'Espresso, morbosamente attratto da me, nella sua insulsa rubrichetta di «satira preventiva» (e per ciò stesso inefficace): «Allarme molestie: c'è Sgarbi in tv». È tenero, non graffia. Prende le distanze, con saggezza, definendo i miei interventi televisivi «un'esperienza tremenda per gli ospiti in studio, per i conduttori, per i cameraman, ma anche per la gente a casa, specialmente i bambini». Preoccupato. Protettivo. Preventivo. Neanche si immagina, lui così soporifero, addormentato nella sua remota Amaca, quanto si divertano i bambini con me. Mi fermano per strada, mi sorridono, con i loro compiacenti genitori, e mi chiedono di fare il cattivo, di urlare: «Capra!». Un rapporto di famigliarità, di curiosità, quasi affettivo. Si ride, si scherza. Quello che a lui non è consentito, nella sua boriosa serietà. Non sa cosa si perde, nel suo triste anonimato, mentre sta lassù lassù. Presto lo tireranno giù. Ma sappia che io non lo dimentico. Non ritengo nessuno indegno della mia ira. Serra lo sa, ma temeva di esserne escluso, di essere dimenticato, di passare inosservato: «Sgarbi non fa eccezione, colpisce alla cieca, chi c'è c'è. Senza preavviso, a un tratto comincia a urlare come un ossesso, con gli occhi fuori dalle orbite...

». Tranquillo, arrivo!

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