Periferie d'Italia

Capua, provincia dimenticata "vittima" della globalizzazione

Capua è la tipica provincia italiana del Sud, che pur essendo sede dell’importantissimo Centro italiano ricerche aerospaziale stenta a far sentire la sua voce in un mondo sempre più globalizzato e legato alle grandi città

Capua, provincia dimenticata "vittima" della globalizzazione

Arrivando dall’Appia Antica deturpata dai tanti spazi commerciali e capannoni mal costruiti e disordinati non si può non rimanere impressionati dall’inaspettata bellezza di Capua, la città che i Longobardi costruirono a pochi chilometri dalla Capua romana, oggi Santa Maria Capua Vetere.

La cittadina lungo il fiume Volturno è di una bellezza notevole e piena di ricchissimi palazzi di ogni epoca storica. Nata dopo che nell’840 d.C. durante la lotta per la successione del Ducato di Benevento il principe Radelchi assoldò dei mercenari saracena che distrussero la Capua romana. La città, come testimoniano gli edifici, è stata sempre piuttosto ricca. Longobardi, normanni, angioini fecero di Capua Nuova un fiorente porto commerciale che declinò solamente con l’arrivo degli spagnoli.

Le testimonianze medioevali raccontano di un centro che si era arricchito grazie al commercio. Quelle odierne raccontano invece di un paese di provincia poco conosciuto e che rischia di non contare molto nel panorama delle politiche italiane ed europee.

Capua è la tipica provincia italiana del Sud, che pur essendo sede dell’importantissimo Centro italiano ricerche aerospaziali (CIRA s.c.p.a.), nei cui laboratori fanno esperimenti l’Agenzia spaziale europea (ESA), la Nasa e l'Agenzia spaziale giapponese (JAXA) e di molte aziende del settore aerospaziale, stenta a far sentire la sua voce in un mondo sempre più globalizzato e legato alle grandi città (guarda le foto).

Eppure la “provincia” ha una sua notevole importanza in mondo inquieto. La Brexit o la vittoria di Trump sono state determinate proprio nei piccoli centri di provincia che si sono sentiti meno importanti di un tempo.

Girando per gli antichi monumenti della città si comprende come sia molto importante tenere vivo il tessuto industriale e scientifico di questa Campania poco nota e rendere le persone e le sue aziende protagoniste della globalizzazione. Aprire le porte alle multinazionali del settore aerospaziale, ma anche facilitare la nascita di nuove imprese del campo. Un lavoro non semplice in una nazione che fatica a mantenere la sua produzione manifatturiera di un tempo e a finanziare la sua ricerca scientifica. Settori come la ricercha spaziali sono il futuro e determineranno chi conterà nel mondo, ma hanno bisogno di enormi investimenti, pubblici come privati.

L’inquietudine della “provincia” è una sensazione che non si coglie sempre con facilità, ma che se si può ben cogliere con l’emigrazione dei giovani istruiti che scelgono altri paesi europei per il loro futuro o il nord Italia. Anche la crescente insofferenza nei confronti dei politici ne è un chiaro esempio. Ecco perché è fondamentale tornare a frequentare questi luoghi, comprendere le aspettative e le paure dei suoi abitanti.

A pochi chilometri da Capua si trova lungo l’Appia Antica Santa Maria Capua Vetere, che era la Capua romana. Accanto alla porta Adriana si trova lo splendido anfiteatro romano, il più importante e più grande dopo il Colosseo. Qui nacque la prima scuola gladiatoria e qui ebbe luogo l’epopea di Spartaco.

Lo schiavo che si ribellò e sconfisse per alcuni anni il più grande esercito del tempo, per poi soccombere, ha ispirato per millenni popoli ed intellettuali. Su di lui sono stati scritti libri, pièce teatrali e sono stati fatti film. Durante la guerra fredda metteva d’accordo Hollywood come l’Unione Sovietica. Eppure nel museo di Capua Spartaco fa a malapena capolino, invece di essere il “brand” principale del museo.

Visto i pochi visitatori che lo splendido anfiteatro ha, è inspiegabile come la figura di Spartaco, che può attrarre turisti da tutto il mondo, non sia usata. Si dovrebbe fare un museo virtuale che racconti la sua storia nella terra dove combatteva come gladiatore e da dove partì la sua rivolta. Capua Antica ha anche un rarissimo mitreo affrescato che è considerato uno dei più belli al mondo. Abbastanza per attrarre studiosi da mezzo globo. Nel suo museo di Santa Maria Capua Vetere è anche conservata la più importante collezione mondiale di Mater Matutae. Nella mitologia romana Mater Matuta era la dea del Mattino o dell'Aurora e quindi protettrice della nascita degli uomini e delle cose. È una madre che tiene in grembo alcuni neonati variabili secondo le statue.

Vi sono tutti gli ingredienti perché Santa Maria Capua Vetere possa diventare uno dei luoghi del turismo di massa, magari alleggerendo le già stracolme Pompei, Ercolano o la Reggia di Caserta. Bisognerebbe solamente puntare su Spartaco e continuare con gli interessanti progetti artistici sulle Mater Matutae.

La centralità di un tempo è facilmente comprensibile camminando lungo l’Appia Antica. La rete stradale era uno dei punti di forza, insieme ai legionari dell’Impero Romano. Non come nell’Italia moderna, basta vedere che dopo la Campania non vi sono più treni ad alta velocità e che la Salerno Reggio Calabria completata da pochissimo dopo decadi di attesa, ha in gran parte solamente due corsie. Basta guardare su Google Maps per rendersi conto che da Napoli a Reggio Calabria sono 500 chilometri di nastro d’asfalto. Un pezzo enorme del paese poco conosciuto e isolato.

Eppure isuoi figli votano e sono cittadini come noi, anche se non li conosciamo ancora così bene.

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