Cronache

Carcere sovraffollato, la Cassazione apre ai risarcimenti

Il caso di un detenuto nel Salernitano che ha vinto il ricorso alla Suprema Corte dopo il no della magistratura di sorveglianza

Carcere sovraffollato, la Cassazione apre ai risarcimenti

Aveva chiesto di essere risarcito perché costretto a vivere in una cella sovraffollata. Il magistrato di sorveglianza gli ha detto di no ma la Cassazione ha riaperto la partita di un detenuto nel carcere salernitano di Fuorni.

La Suprema Corte, come riporta La Città di Salerno, ha annullato la sentenza di primo grado del magistrato di sorveglianza che aveva opposto il suo diniego alla richiesta avanzata dal detenuto. Questi lamentava di vivere in condizioni non ottimali in carcere, costretto in una cella sovrappopolata. E perciò s’era appellato alle normative carcerarie che prevedono una sorta di risarcimento per i detenuti che vivono in strutture al di sotto degli standard minimi. Risarcimenti che possono essere tanto economici quanto valutabili su eventuali sconti di pena. Un diritto che discende dall’applicazione della convenzione europea dei diritti dell’uomo che il detenuto, nel suo caso, ha ritenuto violata e perciò ha proposto di far valere il suo diritto al risarcimento.

La magistratura di sorveglianza, però, aveva deciso di rigettare l’istanza. Secondo i giudici, il disagio non era comprovato dalla documentazione allegata alla domanda di risarcimento. Insomma, non si poteva verificare, al di là di ogni ragionevole dubbio, che quel detenuto avesse vissuto in condizioni precarie, lesive dei suoi diritti.

Se per il magistrato il disagio del detenuto non era dimostrabile, la Cassazione ha deciso di annullare la sua pronuncia e ha rimesso tutto in gioco, chiedendo ai giudici di rivalutare, nel merito, il ricorso del detenuto. Aprendo, di fatto, la via a un risarcimento.

La sentenza è importante perché non va solo a incidere nel dibattito giuridico e giurisprudenziale ma scrive un nuovo capitolo sulla condizione delle carceri in Italia e riapre la scottante questione politica su un tema che continua a dividere politici, operatori, giuristi e magistratura.

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