Cronache

Cardinale indiano accusato di corruzione, ma lui smentisce

Un cardinale indiano indagato per corruzione per la vendita di alcuni appezzamenti di terra, ma il porporato smentisce la fondatezza di tutte le accuse

Cardinale indiano accusato di corruzione, ma lui smentisce

Il cardinale indiano George Alencherry, che è l'arcivescovo maggiore della Chiesa di rito siro-malabrese, è stato accusato di presunta corruzione e gestione fraudolenta di beni ecclesiastici.

Le accuse, secondo quanto si legge suVatican Insider, riguardano nello specifico "la vendita di tre acri di terra dall’arcidiocesi di Ernakulam-Angamaly, guidata da Alencherry, ceduti nel 2016 per ripagare un prestito bancario di 600 milioni di rupie (7,4 milioni di euro), contratto dalla diocesi per costruire una scuola". La questione sembra essere relativa soprattutto alla valutazione di questi terreni: un agente incaricato dalla Chiesa avrebbe stimato il valore degli appezzamenti di terra in più di tre milioni di euro. Alcuni sacerdoti, invece, sosterrebbero che questi terreni abbiano un valore pari quasi a 10milioni di euro. Una differenza quantitativa evidente e ritenuta sospetta, che potrebbe far pensare all'insorgenza di operazioni di vendita poco chiare o sommerse. Un rapporto della polizia indiana, si legge sul sito indicato, accusa Alencherry delle fattispecie citate.

Il cardinale indiano interessato, però, smentisce qualunque fondatezza di quanto contestatogli. "Tutto ciò che io e i vescovi ausiliari abbiamo detto sulla vendita di terreni appartenenti alla Chiesa, è vero. Altre notizie che circolano sono infondate", ha detto il porporato poco prima la celebrazione della domenica delle Palme presso la Basilica di Santa Maria di Kochi. "Fake news", insomma, che sarebbero state alimentate dalla televisione e dai social network. Il problema, inoltre, andrebbo verso una risoluzione pacifica e la diatriba riguardante i terreni, per stessa ammissione del porporato, si sarebbe declinata in un accordo tra le parti. Ma non tutti sembrano essere d'accordo sul buon esito. Più di duecento sacerdoti, nei giorni scorsi, hanno invitato Alencherry alle dimissioni. Una petizione pubblica sottoscritta da più di mille persone, invece, starebbe sostenendo le ragioni e la versione del protagonista di questa storia.

"La polizia - secondo quanto dichiarato da un consulente legale dell'arcidioesi e riportato dal Catholic Herald - deve indagare se c'è stata una violazione della fiducia. Hanno bisogno di accertare se gli imputati hanno ceduto la proprietà loro affidata in modo disonesto o l'hanno sottratta per proprio uso". L'indagine, insomma, sarebbe ancora in corso. George Alencherry è il vertice di cinque province ecclesiastiche e di altre eparchie suffraganee.

Gli aderenti a questo rito orientale sono quasi quattro milioni, tutti concentrati soprattutto nel sud dell'India (Kerala e Malabar) e negli Stati Uniti d'America.

Commenti