Cronache

Il «caso» non c'è Non ci resta che la quantistica

Gli italiani non leggono tanto. E leggono di meno con la crisi. Lo provano i dati Aie. Però i cosiddetti lettori forti resistono molto più dei cosiddetti lettori occasionali, sempre dati della Associazione italiana editori. Questa situazione potrebbe avere dei riflessi anche sulle classifiche? Beh, questa settimana troviamo di nuovo al primo posto della top ten Carlo Rovelli con le sue Sette brevi lezioni di fisica (Adelphi) che supera di slancio le 8700 copie e sorpassa di pochissimo il libro di uno scrittore molto radical chic, Francesco Piccolo ( Momenti di trascurabile infelicità , Einaudi). Ci è già capitato di scrivere delle prodezze in classifica del professor Rovelli, esperto di quantistica capace di rendere accessibile una materia piuttosto ostica. Ormai sono settimane e settimane che vende tantissimo. Insomma il prodotto «alto», o con pretese di essere alto e pensato per un lettore non da paperback, in queste condizioni di mercato si rivela essere anche un investimento commercialmente valido. A patto che sia un libro che «in salotto» si vende bene. Breve (Rovelli ha 88 pagine, Piccolo 140) con l'aria colta ma facile, insomma.

Dall'altro lato invece resistono i blockbuster pensati per fare i blockbuster. Ma non fanno più davvero i numeri di un tempo. Per intenderci Stephen King con il suo Revival vivacchia all'ottavo posto con circa 3mila copie. James Ellroy, un vero re del giallo, con Perfidia (Einaudi) non raggiunge le 2mila. E dire che la fascetta recitava «il libro più atteso dell'anno». Solo ogni tanto fa la sua comparsa un «gigaseller» la cui coda lunga dura tantissimo. L'ultimo è stato la trilogia delle Sfumature di grigio . Le briciole della cometa sono ancora lì (la trilogia occupa sesto, settimo e ottavo posto della narrativa straniera) e sono briciole che messe tutte assieme valgono più di 4700 copie a settimana. Insomma quasi come un Baricco uscito da poche settimane che di copie ne fa 5300.

In attesa che qualcuno azzecchi il gigaseller, chi non ha un Rovelli è meglio che se lo fabbrichi (leggasi tornare a investire nel catalogo, ma con furbizia).

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