Cronache

Caso Orlandi, l'accusa dei pm: "Qualcuno in Vaticano sa" Inutile aprire tomba di De Pedis

Gli inquirenti ritengono poco credibile l'ipotesi che oltre alle spoglie del boss della banda della Magliana possa esserci qualcosa che aiuti a risolvere il caso

Caso Orlandi, l'accusa dei pm: "Qualcuno in Vaticano sa" Inutile aprire tomba di De Pedis

Per risolvere il caso di Emanuela Orlandi gli inquirenti pensano che si debba indagare in Vaticano, dove qualcuno ancora in vita sa cosa successe il 22 giugno del 1983 e perché la quindicenne è stata rapita. Al momento, l'unica cosa certa è che nella vicenda furono coinvolti alcuni esponenti della banda della Magliana, ma non è chiaro se furono loro a rapirla o se si limitarono a nasconderla.

La tomba di Enrico de Pedis, detto Renatino, il boss della banda della Magliana sepolto nella basilica di Sant'Apollinare non sarà però riaperta come annunciato qualche giorno fa. L'ipotesi era stata avanzata dalla procura di Roma che sta indagando sulla scomparsa della ragazza. Ad attirare l'attenzione degli inquirenti non era stato tanto il ruolo, non ancora chiarito, che De Pedis avrebbe avuto nella vicenda, quanto la possibilità che nel loculo ci sia altro oltre alle spoglie.

Nel 2005, infatti, un anonimo chiamo Chi l'ha visto e disse di "andare a vedere chi è sepolto nella cripta della Basilica di Sant’Apollinare e il favore che Renatino fece al cardinal Poletti, all’epoca", per trovare la soluzione.

Ma la procura ritiene poco credibile che al suo interno vi si possano trovare altre persone, soprattutto perché De Pedis è morto sette anni dopo la scomparsa della Orlandi.

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