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Sulla morte di Regeni spunta un'altra verità (ma non piace a tutti)

Il ricercatore sarebbe stato usato dagli 007 britannici per indagare sul regime di Al Sisi

Sulla morte di Regeni spunta un'altra verità (ma non piace a tutti)

L'Italia rimanda il proprio ambasciatore in Egitto e gli chiede di dare priorità al caso Regeni, ma c'è una pista, quella inglese, che finora è stata trascurata e per cui si chiede di accertare le responsabilità. È su questo punto che ieri il dibattito si è acceso, nel corso della seduta delle commissioni Affari esteri di Camera e Senato, riunite per trattare l'argomento tornato scottante. «L'omicidio di Giulio Regeni - ha detto il titolare della Farnesina, Angelino Alfano - è stata una grave ferita per le nostre coscienze. Vanno trovati i responsabili». Il ministro ha chiarito che la decisione di ritirare l'ambasciatore, nel 2016, era stata presa «dopo un primo insuccesso nel dialogo tra magistrati italiani ed egiziani». Visto che nel corso degli ultimi incontri «i magistrati egiziani hanno soddisfatto, pur se in maniera parziale, le richieste di rogatorie», ha specificato ancora, si è deciso per un nuovo appuntamento entro la fine di settembre. «Durante tutti questi mesi» è stato mantenuto «costante il livello di interlocuzione con i genitori di Giulio», ha detto quindi Alfano, chiarendo anche che «è impossibile per i nostri Paesi non avere un'interlocuzione politico-diplomatica di alto livello. Il nostro obiettivo - ha proseguito - è giungere alla verità. Una verità vera e non di comodo». Ha quindi puntualizzato: «L'Egitto è partner ineludibile dell'Italia esattamente come l'Italia è partner ineludibile dell'Egitto». L'ambasciatore Giampaolo Cantini sarà operativo al Cairo dal prossimo 14 settembre.

Lo scontro nella seduta delle commissioni di ieri è arrivato proprio sulle responsabilità inglesi. Il 19 aprile dello scorso anno, nei colloqui tra una delegazione italiana e alcuni deputati inglesi, trapelò l'ipotesi che Regeni fosse stato usato, in maniera inconsapevole, come spia dell'intelligence d'oltremanica per indagare sul governo Al Sisi. L'assassinio del giovane sarebbe stato un segnale all'Inghilterra di non intromettersi negli affari egiziani. Una versione che da molti è ritenuta, almeno in parte, credibile. Ma sulla quale non si è mai puntato tanto sia per motivi diplomatici sia, forse, perché meno funzionale alla propaganda di sinistra contro Al Sisi.

Il dito viene ora puntato contro l'università di Cambridge, per cui Giulio stava portando avanti una ricerca sul ruolo dei sindacati in Egitto. La mancata risposta alla rogatoria internazionale della Procura di Roma da parte dell'ateneo inglese apre nuovi scenari.

Alessandro Di Battista (M5S) ha criticato il ministro degli Esteri, definendo il suo discorso «il più ipocrita di sempre». Il parlamentare ha infatti accusato il titolare della Farnesina di non avere citato l'articolo del New York Times secondo cui il governo americano avrebbe passato «prove esplosive» a quello italiano all'epoca guidato da Renzi. Il presidente della commissione Esteri della Camera, Fabrizio Cicchitto, ha però lanciato l'ipotesi che l'articolo, in realtà, potesse essere una mossa «per ostacolare il ruolo dell'Eni, che nel 2015 ha fatto una scoperta di gas di rilevanza mondiale nell'offshore egiziano del mare Mediterraneo, presso il prospetto esplorativo denominato Zohr».

Sulla questione non è mancato anche un siparietto da toni accesi, causa un battibecco tra il grillino Alessandro Di Battista e Pier Ferdinando Casini, il quale ha chiarito, dopo essere stato apostrofato dal collega per il ritardo nella convocazione delle commissioni: «Noi non le convochiamo per fare degli show estivi».

Per Maurizio Gasparri (Forza Italia), il punto è che «la Procura della Repubblica di Roma non ha fatto niente in Inghilterra e non è accettabile l'Italia si faccia sbattere la porta in faccia da due professori musulmani». Gasparri ha ricordato anche come insieme al collega Nicola Latorre, lo scorso 10 luglio, sia andato a incontrare Al Sisi per parlare del caso.

«Chi ha mandato Regeni in Egitto - ha concluso - e a fare che? Perché Pignatone pretende che Il Cairo dica tutto e non si occupa, invece, di chiarire le posizioni inglesi?».

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