Cronache

Catania, pagò dei sicari per uccidere il compagno: arrestati dopo 15 anni

Una donna catanese nel 2002 pagò dei sicari per eliminare il suo convivente, ma la morte fu registrata come naturale. La verità è venuta a galla solo 15 anni dopo: arrestati mandante e killer

Da sinistra a destra: Antonio Zuccarello, Barbara Bregamo, Alfio Maugeri, Francesco Giuseppe Indorato
Da sinistra a destra: Antonio Zuccarello, Barbara Bregamo, Alfio Maugeri, Francesco Giuseppe Indorato

Aveva pagato dei sicari per uccidere il suo compagno e far passare la sua morte per un malore: è stata smascherata e arrestata oggi, dopo 15 anni.

La vicenda è avvenuta nel Catanese. Nel dicembre 2002 la morte dell'imprenditore Santo Giuffrida era stata archiviata come provocata da infarto fulminante. La mandante e i killer pensavano di averla fatta franca, ma le indagini dalla Procura di Catania, riaperte nel 2016 sulla base delle rivelazioni di un collaboratore di giustizia, hanno permesso di scoprire la verità attraverso intercettazioni telefoniche, telematiche, ambientali e di videoregistrazione.

Stando al racconto del pentito, confermato dalle successive indagini, nel gennaio 2001 Barbara Bregamo, 43 anni, aveva dato incarico a un suo conoscente, Luciano Cavallaro, di far fuori il suo convivente, Santo Giuffrida. Cavallaro, a sua volta, affidò il compito a un suo conoscente, Francesco Indorato, che aggredì la vittima con un coltello, nel garage condominiale, ferendola gravemente, ma senza riuscire ad ucciderla.

Così nel dicembre 2002 la donna dà di nuovo incarico a Cavallaro di eliminare il suo convivente, che stavolta ha coinvolto Alfio Maugeri e Antonio Zuccarello. Nella notte del 9 dicembre, entrano in casa di Giuffrida e lo sorprendono nel sonno: gli iniettano un veleno e lo soffocano. All'epoca nessuno sospettò nulla e la morte fu ritenuta naturale per infarto fulminante. Il piano aveva funzionato.

L'anno scorso, però, Cavallaro, che per l’omicidio era stato ricompensato con ventimila euro e una Bmw, ha raccontato tutto ai carabinieri. Le indagini per accertare quelle dichiarazioni sono durate un anno, ma alla fine gli inquirenti hanno trovato i riscontri. Per indurre gli indagati a confessare, i carabinieri hanno lasciato nell’auto di uno degli indagati un biglietto con la frase "sacciu comu tu e i to cumpari affucasturu u masculu di l'amica di Luciano 15 anni fa", (cioè “Io so come tu e i tuoi compari avete soffocato l’uomo dell’amica di Luciano, quindici anni fa” in dialetto siciliano).

Il biglietto ha messo in allarme il killer, spingendolo a confidarsi con un amico, a cui ha confessato: ""Sedici anni fa abbiamo fatto un omicidio, io ed altri due". Intercettato. Così la verità è venuta a galla e per gli autori e la mandante sono scattate le manette.

Sono finiti in carcere: Francesco Giuseppe Indorato, indagato per il tentato omicidio di Giuffrida nel 2001, Antonio Zuccarello e Alfio Maugeri, con l'accusa di omicidio, per aver iniettato il veleno alla vittima e poi averla soffocata.

Per la mandante Barbara Bregamo è stata disposta la misura degli arresti domiciliari perché madre di un bambino minore di 6 anni.

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