Cronache

Una cattiva abitudine prendersela con gli zuccheri

Il ministro della Salute, Lorenzin, contrario alla riduzione proposta dall'Oms. Percentuali più elevate suggerite dai nuovi Larn italiani

Una cattiva abitudine prendersela con gli zuccheri

Autorevoli esperti di nutrizione che abbiamo già avuto l'opportunità d'intervistare ci hanno già spiegato quanto sia errato «demonizzare» i singoli «nutrienti». Di questo avviso è anche il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che ai margini della seconda Conferenza internazionale sulla nutrizione, organizzata da Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura) e Oms (Organizzazione mondiale della sanità) a Roma, ha dichiarato pubblicamente di essere contraria alla proposta della stessa Oms di ridurre le dosi consigliate di zucchero da alimenti dal 10 al 5% delle calorie giornaliere. «Siamo contrari alla proposta di dimezzare il consumo di zuccheri che sta girando nel contesto internazionale per il semplice motivo che non è con questo tipo di divieti che costruiamo una cultura dell'alimentazione». «Riteniamo che, sul versante nutrizionale, il recupero e la riproposizione di esperienze che hanno costituito per secoli, insieme a una significativa attività fisica, il quotidiano approccio alimentare delle generazioni che ci hanno preceduto, possano rappresentare un utile strumento, da condividere e valorizzare. Mi riferisco al regime dietetico universalmente identificato come dieta mediterranea»".

Il ministro ha ricordato che il nostro regime alimentare «predilige l'approccio complessivo bilanciato nell'apporto di nutrienti e micronutrienti, senza la demonizzazione di alcuno degli alimenti» e, soprattutto, il suo «no a diktat senza base scientifica». Gli stessi concetti erano stati ribaditi nella pubblicazione dei nuovi Larn, i Livelli di Assunzione Raccomandati di energia e Nutrienti, messi a punto dalla Società Italiana di nutrizione umana (Sinu) e presentati in un congresso a Roma. Di cosa parliamo? Lo spiega Furio Brighenti, presidente della Sinu, in una videointervista alla testata Quotidianosanità.it . I Larn, che vengono aggiornati circa ogni 10 anni, «forniscono la base scientifica per la verifica dei bisogni di nutrienti ed energia delle diverse fasce di popolazione». Quali le novità del nuovi Larn? «In questo volume sono presenti dati specifici che si basano sulle abitudini alimentari italiane. In molti casi i fabbisogni di nutrienti sono analoghi per tutti, perché siamo tutti essere umani; però, per alcuni aspetti, le caratteristiche della popolazione e il tipo di fonti alimentari che li introducono caratterizzano le richieste di nutrienti».

I nuovi Larn non sostituiscono ma vanno, sotto certi aspetti, a correggere altre linee guida internazionali tenendo in considerazione i risultati di studi condotti nel corso di tre anni da oltre cento esperti di diverse discipline coordinati dalla Sinu (tra i quali biochimici, nutrizionisti, medici endocrinologi e geriatri). Ad esempio sui carboidrati, che continuano a comporre il 45-60% dei nutrienti necessari. Rispetto agli zuccheri, che rientrano nei carboidrati e che l'Oms vorrebbe ridurre al 5%, Brighenti, intervistato da Askanews , afferma: «Limitare gli alimenti dolcificati con fruttosio, limitare l'uso di zuccheri semplici in modo da non superare il 15% da energia da zuccheri, con un limite massimo del 25%, oltre il quale è invece documentato un effetto negativo sul metabolismo».

Siamo lontano dalla riduzione al 5% degli zuccheri proposta dall'Oms. Rispetto alla quale è critico anche il professor John Sievenpiper, dell'Università di Toronto, intervenuto al congresso a Roma: «Credo che dobbiamo prendere con cautela le raccomandazioni dell'Oms, perché basate su prove scientifiche di scarsa affidabilità e dobbiamo stare attenti anche alle conseguenza involontarie di un'assunzione di zuccheri sotto il 5%. Abbiamo bisogno di più dati prima di dichiarare che la soglia del 5% è adeguata».

Quali conclusioni trarre? Non esistono cibi buoni o cattivi, ma giuste quantità, un consumo responsabile e, soprattutto, la necessità di un po' di sana attività fisica.

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