Cronache

Centinaia di immigrati morti sul fondale del Mediterraneo

Salgono a 800 le vittime dell'ultimo naufragio nel Canale di Sicilia. Ecco le prime immagini del barcone affondato

Centinaia di immigrati morti sul fondale del Mediterraneo

Sarebbero circa 800 e non 700 le vittime del naufragio di immigrati avvenuto lo scorso 18 aprile al largo della Libia. Un dramma di dimensioni spaventose tragicamente raccontato dalle prime immagini diffuse dalla Marina Militare e pubblicate da ilGioranle.it. E dopo la localizzazione del barcone affondato, il procuratore di Catania, Giovanni Salvi, sta valutando l'ipotesi di recuperare lo scafo.

I cadaveri dell'ultimo naufragio giacciono ora sul fondale del Mediterraneo. Si temono almeno 800 morti. "Il relitto del natante trovato dalla Marina è compatibile con queste cifre", ha affermato il procuratore, che ha aperto un’inchiesta sulla strage. Il magistrato ha confermato che nel relitto "sono stati avvistati molti corpi". "Vauteremo la possibilità di recuperare il relitto in base all’esigenza di accertare se i portelloni erano chiusi o aperti", ha sottolineato Salvo. Da questo potrebbe, infatti, dipendere l'accusa che sarà contestata ai due scafisti, il comandante tunisino e il suoi aiutante siriano, entrambi arrestati. Uno dei portelli, ad ogni modo, risulta aperto. "Quello di poppa appare chiuso - ha specificato Salvi - ma bisogna stabilire se si e chiuso per effetto del naufragio".

Mentre la giustizia fa il suo corso per incastrare i responsabili del naufragio del 18 aprile, continua la caccia ai trafficanti di morte. Oggi sono stati arrestati i somali Abdullah Said (27 anni) e Souleyman Kieta (26 anni): stavano forando i gommoni per farli affondare e costringere il comandante della nave gasiera a soccorrerli, i due scafisti scovati dalla Polizia tra i 210 immigrati sbarcati a Cagliari ieri mattina. I due sono stati fermati con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Un cittadino della Costa d’Avorio di 35 anni è stato denunciato per lo stesso reato. Secondo le testimonianze raccolte, era lui a controllare il navigatore gps per verificare la rotta, ma non avrebbe avuto alcun rapporto con i due scafisti. Sul mercantile, battente bandiera panamense e diretto in Spagna con un carico di 10mila tonnellate di gas propano, c’erano anche 18 donne, tra cui cinque incinte, e quattro bambini. La nave ha soccorso i due gommoni a circa 80 miglia dalle coste libiche ed è stata poi dirottata a Cagliari, dove poi i migranti sono stati fatti sbarcare. Ieri dopo l’identificazione gli agenti della Mobile, coordinati dal primo dirigente Luca Armeni, hanno lavorato proprio con l’obiettivo di individuare i possibili scafisti. Grazie alla testimonianza di quattro degli immigrati sono riusciti a identificarli e a fermarli. Gli stranieri, secondo quanto da loro raccontato, erano partiti da Tripoli e avevano pagato per il viaggio tra i 1.500 e i 2.000 dollari. Avvistata la nave gli scafisti avrebbero forato i gommoni per farli affondare.

Tra le testimonianze raccolte anche quella di una donna che aveva già tentato di partire una volta, ma era dovuta tornare a casa perchè non era riuscita a raccogliere il denaro.

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