Cronache

La Chiesa si occupi di cristiani non di Ong

La Chiesa si occupi di cristiani non di Ong

Dunque noi cattolici contrari all'islamizzazione dell'Italia dovremo presto vergognarci di fronte a Dio. Così ha scritto il direttore del quotidiano degli imam, no, scusate, dei vescovi italiani, Marco Tarquinio. Secondo Avvenire tutti gli africani di qualunque credo, e perciò spessissimo musulmani, che siano «in fuga da guerra, miseria e persecuzioni» hanno il diritto di sbarcare in Sicilia ed essere ospitati a tempo indeterminato dal contribuente italiano, il solito Pantalone che se farà resistenza se la vedrà in questa vita con l'Agenzia delle entrate e nella prossima con l'Altissimo. Peccato che gli africani non ricchi siano suppergiù un miliardo e che l'ultima moltiplicazione dei pani e dei pesci, sistema perfetto per dare da mangiare a numeri esagerati di persone, sia avvenuta quasi duemila anni fa. Purtroppo i miracoli di Cristo ai sacerdoti di Cristo non riescono, come dimostra il fatto che il 79% degli stranieri ospitati in strutture religiose non risulta a carico della Caritas bensì dello Stato. Mostrarsi misericordiosi col portafoglio degli altri...

Ma cos'è questa brama ecclesiastica di importare seguaci di Allah quando non si è più capaci di portare in chiesa nemmeno i battezzati? Poco dopo aver letto le parole di Tarquinio mi è caduto l'occhio sugli ultimi dati dell'anagrafe milanese: nei primi sei mesi del 2017 i matrimoni civili sono stati 1.006, quelli religiosi 245 (poco più delle 214 unioni omosessuali). Nella città di Sant'Ambrogio le coppie che scelgono l'altare sono ormai meno di un quarto del totale e la tendenza è negativa, con dati che peggiorano ogni anno, implacabilmente. Nell'intera arcidiocesi c'è aria di funerale non solo per la morte di monsignor Tettamanzi. Le vocazioni continuano a calare: e come potrebbe essere altrimenti se i vescovi degli ultimi decenni (Tettamanzi compreso) sono sembrati occuparsi di tutto tranne che della loro specifica, spirituale missione? Se un giovane vuole fare politica può iscriversi a un partito, attivarsi sul territorio, candidarsi in una lista: non ha certo bisogno di rinchiudersi in un seminario. E se vuole collaborare con la presente invasione africana può aggregarsi a una delle tante Ong capaci di offrirgli un'esperienza avventurosa che fa curriculum e status: perché mai affliggersi coi voti di castità e obbedienza? Anche per questo in Italia i seminaristi sono precipitati a quota 2.700, un numero da estinzione per una nazione delle nostre dimensioni. Che i preti siano sempre di meno e sempre più vecchi lo si dice da tempo ma io non l'avevo mai percepito come in questi ultimi mesi. Nelle ultime domeniche mi sono trovato in località sempre diverse e ovunque mi sono imbattuto in chiese chiuse (altro che matrimoni!) o in sacerdoti decrepiti che letteralmente non si reggevano in piedi, mandati a celebrare solo perché non esistono rimpiazzi.

Ai vescovi italiani invidio una sola cosa: la faccia tosta, quella che consente di impartire lezioni pratiche al prossimo anche quando l'organizzazione che si capeggia è praticamente sull'orlo del collasso.

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