Cronache

Il business degli immigrati nelle case invendute

A Chieve immigrati accolti negli appartamenti invenduti di una palazzina di lusso. Ma all'interno ci sono anche italiani che ora si sentono in prigione

Il business degli immigrati nelle case invendute

Siamo a Chieve, in provincia di Cremona, un paesino che conta poco più di duemila abitanti, tranquillo, almeno fino all'arrivo inaspettato di circa 43 immigrati.

A insaputa del sindaco e degli abitanti sono stati piazzati in una palazzina nuova di zecca in 7 appartamenti rimasti invenduti nella graziosa piazzetta Zambonelli al N.14. Peccato però che la palazzina non fosse del tutto vuota. Infatti due anni fa Angelo Provana insieme alla sua compagna Monica hanno acquistato casa dove attualmente vivono. Dalla sera alla mattina Angelo si è ritrovato letteralmente circondato dagli immigrati, tutti compresi tra i 18 e i 22 anni, provenienti da Nigeria, Mali, Sudan, Bangladesh. Tutti ragazzi giovani, nessuna donna, nessun bambino, nessuna famiglia. La prima settimana sono stati lasciati allo sbando, senza regole, senza freni. Come racconta Angelo, ci sono stati casi di ubriacatura, di urla e grida che hanno richiesto l'intervento dei carabinieri, di continui spostamenti di letti che non danno tregua specialmente di notte. Un vero e proprio incubo che alimenta paure e insicurezza. Ma chi c'è dietro il loro arrivo?

I cittadini chievesi si sono informati e hanno indagato sulla faccenda che sta diventando un vero e proprio caso. Dietro all'arrivo degli immigrati c'è un accordo tra il Prefetto di Cremona, la Dott.ssa Paola Picciafuochi e la signora Giannina Puddu, che non è legata in nessun modo al territorio chievese e risulta amministratrice dell'intera palazzina e degli appartamenti rimasti invenduti. Il vero proprietario, stando alle carte, è un agricoltore di Peschiera Borromeo che non vuole comparire da nessuna parte "per evitare il linciaggio popolare" dicono i cittadini. La signora in questione, da consulente finanziario quale sostiene di essere, si è scoperta propensa all'accoglienza. Ha creato infatti una Srl ad hoc denominata "Garbata Accoglienza" in data 8 luglio, con iscrizione nel Registro delle Imprese in data 20 luglio. I profughi sono arrivati il 22, esattamente due giorni dopo. Coincidenza? Non proprio. Infatti la convenzione che è stata stipulata prevede 231.000 euro per l'accoglienza, che sono andati dritti nelle tasche della Garbata Accoglienza, quindi della Signora Puddu. Basta andare sul sito della Prefettura di Cremona per vedere gli atti ufficiali. Un'organizzazione avvenuta in tempo record, senza bando di gara pubblico, che ha visto assegnare gli immigrati non ad un'associazione o ad una struttura di accoglienza ma a un privato. Pensate che la signora in questione oltre a intascarsi i soldi, ha rifiutato il mediatore culturale proposto dalla Caritas di Crema pur di risparmiare. In più gli immigrati vengono lasciati liberi, senza regole e senza orari. Nutriti con pentoloni di pasta in bianco lasciati il sabato e validi anche per la domenica. Si tagliano i capelli lungo le scale della palazzina, sputano dentro la griglia che porta ai garage, girano a torso nudo o addirittura senza vestiti addosso.

Pensate che per due di loro sono stati ricavati due posti letto a castello in una cabina armadio. Uno scenario surreale creato apposta contro ogni norma: l'Asl locale infatti prevedeva l'inserimento di 18 persone in sette appartamenti. Considerando che inizialmente erano in 43 e ora sono rimasti 31, i conti non tornano. I cittadini sono insorti e non si sono risparmiati insulti scritti a caratteri cubitali sui muri della palazzina. Hanno organizzato manifestazioni e protestano contro l'ingiustizia, invitando il Prefetto a ritirare la convenzione.

La storia, che effettivamente sembra avere risvolti tragicomici, si ripercuote su Angelo e la sua compagna a cui il Prefetto ha proposto di "fare come i profughi". Avete capito bene: "Mi ha detto che se non ci adattiamo alla convivenza con loro possiamo andare via e cercare un'altra casa". Insomma, uno sfratto obbligato bello e buono, dettato soprattutto dalla superficialità di chi non si è informato sulla presenza di eventuali inquilini nella palazzina. Un errore che da una parte è costato caro ad Angelo e che dall'altra ha aperto un vero business. Pensate che la signora Giannina Puddu non si è fatta scrupoli e dichiara apertamente a tutti che "in questo modo io faccio business. Questa è un'opportunità per i chievesi". Chievesi che purtroppo si ritrovano per la maggior parte in cassa integrazione. Angelo e Monica intanto sono costretti a una convivenza forzata, nella loro casa, che si sono comprati con una vita di sacrifici per avere un'esistenza serena. Ora invece hanno paura ad uscire, temono per le condizioni igieniche e le eventuali malattie, e per la totale libertà con cui gli immigrati si muovono. Nessuno più parcheggia di fronte alla palazzina, non si vedono più bambini giocare, e pensare la signora Puddu voleva assegnare gli alloggi a persone referenziate e sicure.

Intanto la battaglia continua e il prossimo 8 settembre è in programma la seconda manifestazione.

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