Cronache

Chiudere il Cocoricò? Inutile: in riviera romagnola il traffico di droga è florido

Difficile riuscire ad arginare questo fenomeno. Basta farsi un giro per capire che il problema non sono i locali notturni. La proposta del dj: "Alzare l'età minima per entrare"

Cocoricò, foto d'archivio
Cocoricò, foto d'archivio

A conferma che il Cocoricò, tempio del divertimento notturno in Romagna, chiuso dopo la morte di Lamberto Lucaccioni, il ragazzo di 16 anni morto per un overdose di Ecstasy non sia il male di tutti i mali ma solo “un luogo” dove queste cose possono accadere è la notizia a distanza di neanche due settimane della morte di un altro ragazzo.

Lorenzo Mario Toma, 18 anni, morto anche lui dopo aver trascorso la serata in una discoteca ma questa volta nel Salento, al “Guendalina” locale di Santa Cesarea in provincia di Lecce.

Le cause del decesso del giovane che è stato trovato riverso e senza vita nel locale già all’arrivo del personale medico sanitario, sono al momento ancora da accertare. E questa notizia collima alla perfezione con l’indagine di approfondimento che noi del Giornale.it abbiamo fatto sulla riviera romagnola, subito dopo la decisione epocale di chiudere il Cocoricò. E che ha evidenziato come il problema non siano i locali notturni ma ciò che avviene fuori da essi.

Ma questo si poteva già capire dalla morte di Lamberto Lucaccioni. La droga infatti il ragazzo l’aveva comprata non solo fuori dalla discoteca, ma addirittura prima, a Città di Castello in provincia di Perugia da un pusher che era addirittura suo amico. E a conferma di questa teoria arrivano le dichiarazioni dei tanti addetti ai lavori della costiera romagnola. Come i Dj ad esempio i quali, loro malgrado, diventano testimoni principali di quello che avviene dentro e fuori le discoteche e soprattutto di come sia cambiato il modo di “sballarsi” e divertirsi.

“Manca la cultura, la vera cultura al divertimento. I ragazzi che vengono nei nostri locali, la maggior parte minorenni, sono privi di quella linea sottile fra il divertimento vero e lo sballo a tutti i costi” afferma Andrea Spadazzi, Dj affermato della costiera riminese, “Non sono d’accordo sulla chiusura del Cocoricò, locale dove per un periodo ho lavorato anche io. C’era la massima attenzione per la sicurezza. Quando c’ero io al suo interno erano presenti ben 32 telecamere e una stretta collaborazione con le forze dell’ordine. I carabinieri vigilavano sia dentro che fuori il locale. Inoltre agenti della Digos in borghese sorvegliavano i parcheggi, luoghi preferiti per lo scambio di stupefacenti e dove infatti avvenivano la maggior parte degli arresti e perquisizioni. Il problema non sono le discoteche ma la maturità di questi ragazzi. Una proposta però la farei: età minima consentita per entrare in questi locali notturni tra i 18 e i 20 anni ”.

E per capire come il “mercato della droga” non dorma mai esattamente come i suoi avventori che tirano tardi fino all’alba, basta farsi un giro davanti ai locali poco distanti al Cocoricò. Basta infatti andare a pochissimi chilometri da Riccione, e davanti al locale “Quartiere Narciso”, direttamente sulla spiaggia di Misano si possono vedere giovani rampolli benestanti rifornirsi di quella che viene comunemente chiamata la “droga dei ricchi”, ovvero cocaina finissima. Lo spacciatore infatti ben si mimetizza fra gli avventori del posto e rintracciarli a volte, è praticamente impossibile.

Stessa storia a Riccione davanti al “Dancing Bollicine” in via Torino,32 al “Nu Echoes” in via Tre Baci, 42 o al noto “Pascià Rimini” .

Ma anche al confine sud della Riviera Romagnola, a Cattolica e Gabicce mare ci sono luoghi dove gli spacciatori sanno di andare a colpo sicuro. Come ad esempio davanti alla discoteca “Baia Imperiale” di Gabicce Monte e il “Malindi Beach” di Cattolica.

“Una notte mi è capitato di assistere ad una lite furibonda fra due gruppi di quelli che erano sicuramente spacciatori. Gli uni intimavano agli altri di sloggiare e che quella era zona loro. Solo il suono in lontananza di una sirena della polizia li ha fatti smettere e dileguarsi nella notte in tutta fretta” . Ci racconta Lorenzo, 25 anni amante come solo un romagnolo sa essere della vita notturna che la riviera sa offrire.

E seppur al Cocoricò la stessa notte della morte del ragazzo era stato arrestato uno spacciatore italo-belga con 10 grammi di mdma, da quello che siamo riusciti ad evincere dalle tante domande fatte, a detenere il mercato dello spaccio di droga sul territorio non sono i rumeni come verrebbe subito da pensare, ma i napoletani. Per un volta, ironia del caso, sappiamo difendere i nostri prodotti Made in Italy dalla concorrenza.

Cinismo a parte da questo nostro approfondimento e l’ultimo caso della morte di un ragazzo di appena 18 anni si capisce che per debellare la piaga dello spaccio e della droga non serve chiudere una discoteca per 4 mesi. Gli spacciatori al pari dei terroristi islamici non sai mai dove e come potranno colpire. Lo scambio infatti il più delle volte non avviene fuori dalle discoteche ma dentro. Difficile quindi riuscire ad arginare questo fenomeno. Alzare l’età per entrare nei locali notturni, potrebbe forse aiutare.

E smettiamola di bistrattare la Riviera Romagnola. Perché la Riviera come la conosciamo noi in tutto il suo splendore è da sempre un centro di musica e cultura di alto livello al pari di Ibiza e Berlino.

Oltre e naturalmente il sole e il mare e quegli spazi indefiniti che iniziano dal grattacielo di Cervia e sfuma i suoi confini sulla collina di Gabicce Monte.

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