Economia

Chiudono i negozi quando sono pieni

Chiudono i negozi quando sono pieni

L'unica componente che ancora sostiene il Pil in questa nuova recessione è quella dei consumi. Parliamo di prefissi telefonici (+0,1% nel quarto trimestre 2018, come ha certificato l'Istat il 5 marzo) che comunque sono tra i pochi numeri congiunturali positivi. E ieri la Cgia di Mestre ci ha confermato che la dinamica dei consumi delle famiglie negli ultimi tempi è positiva, ancorché fragile. Ma gli artigiani sono andati ancora più a fondo e hanno scoperto che i consumi crescono quasi esclusivamente nei centri commerciali (o nei grandi supermercati). Gli unici soldi che gli italiani continuano a spendere li portano nelle grandi superfici degli ipermercati. Quando? Non è difficile da immaginare: per lo più il sabato e la domenica, unendo l'occasione di acquisto all'opportunità di trascorrere con la famiglia una mezza giornata di svago, ristorazione e merenda compresi. Non a caso Francesco Pugliese, numero uno di Conad, al recente Legal forum del Cncc ha confermato che la domenica è diventata un giorno come gli altri per fare acquisti: «Nella sola grande distribuzione alimentare un italiano su tre fa la spesa in questo giorno». Secondo dati del Cncc (Consiglio nazionale centri commerciali) la domenica conta sei milioni di visitatori e rappresenta il secondo giorno della settimana per affluenza e fatturato. Quindi, con una sorta di sillogismo, si può dire che le uniche spese che resistono alla crisi si fanno quasi tutte di domenica. Bene. E che cosa sta pensando di fare il governo? Si sa: una legge per imporre le chiusure domenicali. Per colpire, va da sé, grande distribuzione e centri commerciali. Se non fosse vero si potrebbe pensare a uno scherzo. Ma come? Gli ipermercati sono stati pensati proprio per accogliere le famiglie nei giorni di riposo. Inventati negli Usa, sono poi sbarcati anche qui e i dati ci dicono che funzionano. Al punto che tengono su l'intera componente dei consumi. E che fa il governo? Li chiude. Perché vietare l'apertura domenicale sarebbe un po' come abolire la messa la domenica o sbarrare gli stabilimenti balneari in agosto. Con tutte le conseguenze immaginabili. Basti dire che il solo annuncio delle chiusure domenicali - secondo fonti del settore - ha avuto l'effetto di congelare ogni iniziativa immobiliare sul fronte della grande distribuzione. E che secondo il presidente del Cncc, «secondo le nostre stime, circa 40mila persone perderebbero il posto di lavoro su un totale di 553mila occupati». Della serie: siamo in recessione, ma non ci basta. Sembra proprio uno scherzo.

Ma purtroppo non lo è.

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