Cronache

Citazione di Fibonacci riemerge sulla facciata ​di una chiesa di Pisa

Pietro Armienti, docente di petrologia e petrografia dell’Università di Pisa: "Si tratta dunque di un importante monumento la cui presenza era stata concepita per l’educazione delle èlites"

Citazione di Fibonacci riemerge sulla facciata ​di una chiesa di Pisa

Un richiamo esplicito alle scoperte del primo grande matematico dell’Occidente cristiano, Leonardo Fibonacci, è riemerso dopo un restauro dei marmi della chiesa di San Nicola, nel centro di Pisa. È stato uno studio di Pietro Armienti, docente di petrologia e petrografia dell’Università di Pisa, pubblicato sul Journal of Cultural Heritage, a consentire di interpretare le geometrie dell’intarsio della lunetta sopra l’originario portale principale come un riferimento alla celebre successione numerica individuata dal matematico pisano.

"Per secoli - spiega Armienti - i segni del tempo avevano reso illeggibili gli intarsi della facciata della chiesa, la cui costruzione, che risale al XIII secolo, viene da molti attribuita a Nicola Pisano. Dopo il restauro, il messaggio scolpito nella lunetta è emerso in tutti i suoi dettagli e ci ha permesso di dimostrare che il manufatto, che ha comportato il lavoro congiunto di matematici, teologi, artigiani, celebra le intuizioni che segnarono a Pisa la nascita di una scuola di pensiero capace di trasformare la visione medievale del mondo e di fare della città la culla della pensiero scientifico moderno".

Per lo studioso, le eleganti simmetrie dell’opera sono un richiamo diretto alle scoperte di Fibonacci: "Se si assume come unitario - spiega - il diametro dei cerchi più piccoli dell’intarsio, i più grandi hanno diametro doppio, i successivi triplo, mentre quelli di diametro 5 sono divisi in spicchi nei quadratini ai vertici del quadrato in cui è inscritto il cerchio principale, quello centrale ha diametro 13 mentre il cerchio che circoscrive i quadratini negli angoli ha diametro 8. Gli altri elementi dell’intarsio, disposti secondo tracce circolari - prosegue - individuano circonferenze di raggio 21 e 34, infine il cerchio che circoscrive l’intarsio ha diametro 55 volte più grande del circolo minore. E 1,2,3,5,8,13,21,34,55 sono appunto i primi nove elementi della successione di Fibonacci".

Armienti collega direttamente l’intarsio all’opera del matematico o a una cerchia di suoi collaboratori o allievi: "Si tratta dunque di un importante monumento la cui presenza era stata concepita per l’educazione delle èlites, secondo il programma della filosofia scolastica: un dono prezioso della sapienza degli antichi giunto dopo 800 anni di oblio e la cui presenza va valorizzata".

Secondo l’interpretazione dello studioso pisano, le eleganti simmetrie dell’opera sono un richiamo diretto alle scoperte di Fibonacci: "Se si assume come unitario - spiega Armienti - il diametro dei cerchi più piccoli dell’intarsio, i più grandi hanno diametro doppio, i successivi triplo, mentre quelli di diametro 5 sono divisi in spicchi nei quadratini ai vertici del quadrato in cui è inscritto il cerchio principale, quello centrale ha diametro 13 mentre il cerchio che circoscrive i quadratini negli angoli ha diametro 8. Gli altri elementi dell’intarsio, disposti secondo tracce circolari - prosegue il docente - individuano circonferenze di raggio 21 e 34, infine il cerchio che circoscrive l’intarsio ha diametro 55 volte più grande del circolo minore. E 1,2,3,5,8,13,21,34,55 sono appunto i primi nove elementi della successione di Fibonacci".

Per Armienti, il riferimento non potrebbe essere più esplicito e collega direttamente l’intarsio all’opera del matematico o a una cerchia di suoi diretti collaboratori o allievi: "È un abaco per rappresentare numeri irrazionali come p o il rapporto Aureo f, oltre che per calcolare con un’ottima approssimazione i lati dei poligoni regolari inscritti nel cerchio diametro maggiore.

Si tratta dunque di un importante monumento la cui presenza era stata concepita per l’educazione delle èlites, secondo il programma della filosofia scolastica: un dono prezioso della sapienza degli antichi giunto dopo 800 anni di oblio e la cui presenza va valorizzata".

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