Cronache

Colloquio hot in carcere: rischiano il processo per atti osceni

Durante un colloquio in carcere, una coppia si era abbandonata a effusioni amorose hot in presenza del figlio, ora è accusata di atti osceni

Colloquio hot in carcere: rischiano il processo per atti osceni

Rischia di finire a processo, accusata di atti osceni in luogo pubblico, una coppia che si era lasciata andare a effusioni amorose, durante un colloquio in carcere.

L'uomo si trovava detenuto nella casa circondariale Don Bosco di Pisa e la compagna, insieme al figlio minorenne, era andata a trovarlo. Gli agenti penitenziari li avevano fatti accomodare in una saletta riservata, la "sala delle nuvole", un locale reso più accogliente e attrezzato con giochi, per consentire alle famiglie di riunirsi. Un luogo più adatto alla prosecuzione della vita famigliare anche all'interno del carcere. "In questa postazione non è prevista alcuna unità di polizia penitenziaria, ma solo una misera telecamera", sottolinea Claudio Caruso, vicesegretario regionale dell'organizzazione sindacale autonoma della polizia penitenziaria (Osapp) della regione Toscana, come ha raccontatao Pisatoday.

È in questa sala che, lo scorso 19 febbraio, la coppia si era abbandonata ad effusione amorose, scambiandosi baci e palpeggiamenti, in presenza del figlio minorenne, che stava giocando nella stessa stanza. Un agente di polizia, che sorvegliava le telecamere ha assistito alla scena e, non potendo intervenire personalmente, in quanto"oberato da carichi di lavoro presso la sala colloqui principale", si è limitato ad avvisare i superiori, riferendo lo strano atteggiamento della donna che "seduta in braccio al compagno, non lasciava spazio ad immaginazioni".

Le effusioni amorose che la coppia si è scambiata quel 19 febbraio, si sono trasformate ora in un avviso di chiusura delle indagini, che il sostituto procuratore Paola Rizzo ha notificato all'uomo e alla sua compagna.

L'avviso di chiusura delle indagini anticipa la richiesta di rinvio a giudizio e la coppia rischia di finire a processo, accusata di atti osceni in luogo pubblico. Secondo l'accusa la gravità non risiede tanto nel'azione in sè, quanto dal fatto che essa è stata consumata nelle stanze di un carcere e a pochi metri da un bambino.

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