Politica

Comici e politici a ruoli invertiti

Jerry Calà si schiera col governo giallo-verde, il vicepremier lo rilancia: "Doppia libidine"

Comici e politici a ruoli invertiti

In principio fu Renzi il vero innovatore «social» della politica italiana. Ma ora va riconosciuto alla strana troika Conte-Salvini-Di Maio di avere perfezionato la saldatura tra la vita reale (poche riunioni ufficiali, ministeri aperti solo per le conferenze stampa) e il vorticoso rincorrersi di tweet, post e dirette Facebook. Con esiti sempre più inediti, come il grottesco scambio di ruoli tra il comico che fa il politologo e un vicepresidente del Consiglio che si produce in una gag da cinepanettore anni '80.

Sono le 22.38 del 4 luglio quando uno degli attori italiani più amati, Jerry Calà, si lancia sul profilo Fb in una considerazione politica: «Tutti in tv si chiedono dove troverà questo governo i soldi per mantenere le promesse elettorali. Basterebbe che il precedente governo gentilmente svelasse dove ha preso tutti quei miliardi per salvare le banche...». Un endorsement all'esecutivo giallo-verde e una pedata finale al renzismo: opinione largamente condivisa, non certo una battuta da sganasciarsi. Tocca invece a Luigi Di Maio, a sorpresa, indossare i panni dell'intrattenitore e rilanciare il post di Calà rubandogli uno dei suoi più riusciti tormentoni: «Libidine, doppia libidine, libidine coi fiocchi!», accompagnato da un'emoticon sorridente. Commenti, risate social irrefrenabili, agenzie e giornali pronti a segnalare il siparietto.

Con i quarantenni al potere si sono frantumati i riti istituzionali del passato. Il premier Conte è più grandicello, ma comincia anche lui a sfarfallare in quell'ampia terra di nessuno tra la politica e lo spettacolo. Sembrava uscire dalla satira di «Cuore» il comunicato stampa di mercoledì pomeriggio consegnato alle agenzie dal Circolo Canottieri Roma, uno dei templi del mai disciolto «generone» romano. In pieno orario di lavoro, nel pomeriggio, il presidente del Consiglio ha compiuto una visita a sorpresa nello storico club per incontrare di persona uno dei suoi idoli, Antonello Venditti. Il premier vestito per bene con quell'eleganza un po' affettata da manichino di Harrods, il cantautore con i capelli sulle spalle e una camicia blu senza colletto. Ignoto il dettaglio della conversazione. Si può solo pensare che Conte abbia chiesto di improvvisare un duetto canoro sulle note di «Bomba o non bomba». A giudicare dall'ampio sorriso di Venditti, è più difficile credere che l'artista gli abbia chiesto conto dell'alleanza con Salvini, che lui minacciò in tv con un «Matteo nun t'allargà» in uno scontro infuocato a Ballarò.

E poi i tweet sibillini della bella Elisa Isoardi, cui ogni frase di circostanza viene esaminata al microscopio per ricavarne segnali politici sul suo fidanzato Salvini, manco fossero le centurie di Nostradamus. C'è il rischio che per questo governo l'opinione pubblica venga sostituita dagli umori del vip di turno. Soprattutto per Di Maio.

Che, appena varate le misure anti ludopatia, non ha resistito a lanciare una frecciata contro i «testimonial famosi che sponsorizzano i siti di scommesse». Voleva aiutare le vecchiette spennate dalle slot machine o solo fare un dispetto a Claudio Amendola?

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