Cronache

La moschea è abusiva ma il Tar la fa riaprire

Il Comune di Cesano Maderno: "Chiudere la moschea abusiva". Ma il Tar corre in soccorso agli islamici

La moschea è abusiva ma il Tar la fa riaprire

A Cesano Maderno, dice l'Istat, su quasi quarantamila abitanti oltre tremila sono stranieri: poco meno del 10%. Di questi, una buona parte sono musulmani. Pachistani, marocchini, albanesi, solo per citare i gruppi più numerosi.

Qualche mese fa, nella città brianzola apre la propria sede un'associazione islamica. Un centro culturale, come ne sorgono moltissimi in tutto il Nord Italia. Alla giunta comunale di centrosinistra viene il sospetto che vi si svolgano anche attività di culto, non ci sta e, a settembre, fa partire una diffida. Nel provvedimento, giunto in nostro possesso, si può leggere: l'amministrazione "riscontrato che per l'immobile di cui si tratta il Pgt non prevede la possibilità di attrezzature religiose... diffida dall'utilizzo dello stesso per finalità di culto."

Gli islamici si rivoltano contro questa decisione e presentano ricorso al Tar. Che, poco più di dieci giorni fa, sospende tutto con un'altra sentenza: "Non appare dimostrato da parte del comune l'effettivo svolgimento di attività di culto... non parendo sufficiente la presenza di poche persone intente a pregare". Fin qui, i fatti. Gli islamici pregano, ma non in numero sufficiente a qualificare il centro culturale come moschea.

In attesa del giudizio definitivo di merito del Tribunale amministrativo, ilGiornale ha provato a sentire le parti in causa, per cercare di vederci più chiaro: davvero un luogo dove alcune persone si riuniscono a pregare non è qualificabile come luogo di culto? Perché il Comune di Cesano ha invece ritenuto di procedere in senso contrario?

Per le comunità islamiche abbiamo sentito Davide Piccardo del Caim, la sigla che riunisce molte associazioni islamiche milanesi e brianzole. "Noi, ben prima della diffida, avevamo avvertito l'amministrazione che non si trattava di una moschea, ma di un centro dove si svolgeva, in maniera accessoria, anche attività di preghiera - che però non era l'obiettivo della costruzione del centro culturale. Avevamo chiesto di gestire la cosa insieme: quella di Cesano è una comunità per niente problematica, molto tranquilla."

"Proteste dei cittadini? - prosegue Piccardo - Ci saranno anche state, ma estremamente minoritarie rispetto alla totalità degli abitanti del quartiere. Contro gli islamici c'era un'opposizione pregiudiziale. È preciso dovere del sindaco destinare delle aree ai luoghi di culto - cosa che a Cesano non è stata ancora fatta."

Abbiamo poi provato a contattare, naturalmente, anche il comune di Cesano. Il responsabile del procedimento di diffida ci ha rinviato all'ufficio stampa, l'ufficio stampa all'assessorato competente, dall'assessorato competente ancora nessuna risposta. Solo più tardi nel pomeriggio, arriva una replica: "Abbiamo spiccato il provvedimento di diffida perché abbiamo avuto numerose segnalazione da parte di cittadini, in particolare da parte dagli abitanti del condominio - spiegano dall'amministrazione - Attendiamo con fiducia il giudizio di merito del Tar: comunque le sentenze vanno rispettate". L'imbarazzo è palpabile, la mossa del Comune, per ora, non è riuscita.

Gli islamici continueranno a pregare.

Un centro islamico non fa una moschea: a dirlo sono i giudici del Tar.

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