Cronache

Condannato l'elettricista di Picasso: rubò e nascose 271 opere d'arte

Condannati per ricettazione, i Le Guennec erano accusati dagli eredi dell'artista di essersi appropriati indebitamente delle opere

Condannato l'elettricista di Picasso: rubò e nascose 271 opere d'arte

L'elettricista, la moglie, e Pablo Picasso: potrebbe essere il titolo di un film di Peter Greenaway e invece sono i protagonisti di un processo che si è chiuso oggi in Francia. Pierre Le Guennec, l'ex-elettricista del grande pittore spagnolo, è stato condannato insieme alla moglie a due anni di reclusione con la condizionale per aver tenuto nascoste per 40 anni 271 opere rubate di Picasso nel suo garage del sud della Francia. Sequestrate dalla giustizia francese, le opere verranno adesso riconsegnate alla capo della Picasso Administration, Claude Ruiz-Picasso, che rappresenta tutti gli eredi, ha annunciato il presidente del tribunale di Grasse, Jean-Christophe Bruyère.

A febbraio, il pubblico ministero aveva richiesto per la coppia di pensionati di Mouans-Sartoux cinque anni con la condizionale. "Siamo delusi", ha mormorato l'imputato, che arrivando in tribunale si era invece detto "fiducioso". "Siamo gente onesta, forse non sappiamo esprimerci bene...siamo piccoli, non abbiamo un cognome altisonante", gli ha fatto eco la moglie. Mentre il loro avvocato, che ora annuncia appello, si è lanciata in una metafora legata all'attualità. "Alle dieci c'è stata l'eclissi di sole, oggi la decisione dei giudici ha eclissato la verità!". Condannati per "ricettazione di opere provenienti da un furto", i Le Guennec erano accusati dagli eredi di Picasso di essersi appropriati indebitamente di 271 opere inedite dell'artista, realizzate fra il 1900 e il 1932, di un valore complessivo di 60 milioni di euro, tra cui un carnet di 91 disegni, 28 litografie, sei piccoli dipinti olio su tela, e in particolare nove collage cubisti molto rari stimati circa 40 milioni.

Tutto cominciò nel 1970 quando l'uomo si trasferì in Costa Azzurra dove viveva anche la sua famiglia, in particolare la cugina, moglie di Maurice Bresnu, l'ex autista di Picasso, soprannominato affettuosamente da quest'ultimo 'orsacchiottò, anche lui in possesso di centinaia di opere "donate" dal pittore ma di provenienza dubbia secondo gli eredi. Venne subito ingaggiato da Picasso per fare qualche lavoretto in varie residenze dell'artista, installando tra l'altro un sistema di sicurezza nella sua villa a Mougins. "Un giorno mentre mi apprestavo a lasciare la proprietà di Notre-Dame-de-Vie, Jacqueline (l'ultima compagna del pittore, ndr) mi ha dato una scatola con 271 opere e mi ha detto: "Queste sono per lei - ha raccontato Le Guennec - C'erano pezzi di carta, disegni, schizzi, nè firmati nè datati, non mi sembravano importanti. Non c'era nessuna tela, per questo non sono rimasto impressionato. Ho messo la scatola in garage. L'ho riaperta solo nel 2009, quasi quarant'anni dopo, perchè volevo fare un pò di ordine per i miei figli".

L'ex elettricista, ormai ultrasettantenne, si era quindi rivolto al figlio del pittore, Claude Picasso, per ottenere dei certificati di autenticità delle opere in suo possesso. C'è stata subito la denuncia degli eredi, convinti che si trattasse di un furto, e il successivo sequestro del tesoro milionario.

Per l'avvocato dei Picasso, Jean-Jacques Neuer, la sentenza di oggi è la "fine di una mistificazione e di una manipolazione dell'opinione pubblica che opponeva la potente famiglia al piccolo elettricista".

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