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Le contraddizioni dei convertiti a 5 stelle

Le contraddizioni dei convertiti a 5 stelle

Due notizie sui Cinque «stalle». La prima: voto di scambio dichiarato esplicito, insolente, tutto lecito? E i magistrati come Di Matteo, che si interrogano sul disinteresse della politica sulla mafia, perché non indagano su questa fattispecie di reato mediatico? Seconda notizia: vocazione autoritaria, a fronte di meriti inesistenti. Non risulta un solo pensiero, una sola idea, dei due raggiunti da un adorante e plebiscitario plauso. «Sta iniziando, all'auletta dei gruppi di Montecitorio, l'assemblea dei deputati M5S, la prima della XVIII Legislatura. Luigi Di Maio e Roberto Fico hanno fatto il loro ingresso insieme e sono stati accolti dall'applauso dei parlamentari presenti». Di fronte a questa deriva risponde la vecchia guardia democristiana che si è tenuta fuori dai giochi. Vincenzo Scotti, che consumò da ultimo la sua carriera politica come sottosegretario agli Esteri per il movimento di Raffaele Lombardo, oggi presidente della Link Campus University da cui provengono alcuni candidati ministri dell'annunciato governo Cinque stalle, elabora una teoria economica che conferma e giustifica il voto di scambio, implicito nelle promesse del movimento sulle quali il consenso rischia di franare: «Il reddito di cittadinanza è il riconoscimento della dignità dei cittadini che è diverso dagli 80 euro di concessione sulla testa dei cittadini». È la prima dichiarazione di un convertito eccellente della prima Repubblica. Di fronte all'evidente contraddizione di politica economica non c'è da preoccuparsi. Ma Lima e Gava si compiacciono.

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