Cronache

Il piano (segreto) di Bergoglio: "Ratzingeriani messi alla porta"

Bergoglio sarebbe vicino a fare "tabula rasa" dei ratzingeriani rimasti in curia. Ne è sicuro Luigi Bisignani. Ecco gli scenari

Il piano (segreto) di Bergoglio: "Ratzingeriani messi alla porta"

Papa Bergoglio potrebbe rimuovere un'ulteriore parte di curia, quella considerata dottrinalmente più vicina al papa Emerito. L'indiscrezione circola nei blog tradizionalisti da qualche settimana, ma stamattina un articolo del Tempo a firma di Luigi Bisignani ha rilanciato la questione. Andiamo con ordine: Francesco ha introdotto una prassi per cui, dopo 5 anni a capo di una Congregazione, solitamente si procede non rinnovando il mandato. Quando Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, venne "licenziato" dal suo incarico dichiarò che Bergoglio: "non intende più prolungare i ruoli di curia oltre i cinque anni e che lui è stato il primo a cui questa prassi si è applicata". E di ruoli curiali in scadenza, attualmente, ce ne sono alcuni di grosso peso "politico".

Padre Georg Gänswein, in primis, è il prefetto della Casa Pontificia dal 7 dicembre del 2012. Considerato da molti come il figlio spirituale di Joseph Ratzinger, ha accompagnato il pontificato di Benedetto XVI restando accanto al papa Emerito anche in seguito alla storica rinuncia. Francesco lo ha confermato nel suo incarico nel 2013, ma dal 7 dicembre scorso il suo mandato risulterebbe essere scaduto. Ha scritto a tal proposito Bisignani: "C' è chi mormora che per Padre Georg, così come è avvenuto per Massimo Palombella, attuale direttore musicale della Cappella Sistina, a lungo in «prorogatio», Bergoglio aspetta un cenno da Ratzinger o, semplicemente, un' assicurazione sulla sua salute un po' malandata". Il sottointeso è che se effettivamente Francesco dovesse decidere di non rinnovare il mandato a Padre Georg, questa mossa potrebbe essere interpretata - dicono alcune fonti de IlGiornale.it - come "un bello schiaffo" al papa tedesco.

Ma c'è un altro mandato di peso destinato ad essere messo in discussione: il cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, si è insediato il 23 novembre del 2014. Secondo la prassi introdotta, quindi, il suo ruolo verrebbe meno nel 2019. Bisignani si dice sicuro che il prelato africano non possa ambire "neanche ad un ambo, visto che per una circolare relativa alla giurisdizione dei vescovi sulla liturgia sembra abbia ricevuto, come fosse l' ultimo dei seminaristi, quella che viene definita <<correzione pubblica>>". La "Correctio" di Bergoglio a Sarah è - in realtà - un fatto acclarato, ma risulta ugualmente complicato sostenere che il cardinale africano venga rimosso con la stessa naturalezza con cui è stato "licenziato" Mueller: l'Africa resta il continente dove il cattolicesimo cresce maggiormente e quella di Sarah continua ad essere una delle voci più ascoltate - specie dai fedeli - in materia dottrinale. Robert Sarah, inoltre, si è da poco recato in visita dal papa Emerito, come testimoniato da una foto pubblicata dal cardinale stesso su Twitter.

Bisignani, poi, fa altri nomi: il cardinale Amato, il cardinale Coccopalmiero e il cardinale Ouellet. In riferimento a questi mandati, più che ad una presunta vicinanza a Benedetto XVI, si dovrebbe far riferimento ai raggiunti limiti di età. La prassi del Vaticano, infatti, prevede che a 75 anni si debba consegnare al papa una lettera di dimissioni e che al raggiungimento degli 80 anni, invece, si decada naturalmente dai ruoli curiali. Quello che potrebbe emergere da questi eventuali "licenziamenti", infine, è un certo doppiopesismo attuato da Francesco rispetto a questa usanza della scadenza dopo 5 anni di mandato. Quello che usano segnalare i tradizionalisti di ferro.

La "pensione" - del resto - è scattata per Mueller, ma non per Ravasi, Stella, Sorondo ed altri uomini di Chiesa che molti considerano dottrinalmente contigui a Bergoglio.

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