Cronache

Costretti dal padre ai "giochi" dei pedofili

In provincia di Salerno, l'uomo offriva i suoi tre figli, da 5 a tredici anni, agli "amici" per le loro pervesioni. Ieri le condanne, quasi 50 anni per quattro imputati. Ma si cerca un'altra persona

Costretti dal padre ai "giochi" dei pedofili

Avrebbe dovuto proteggerli, essere per loro un punto di riferimento e d’amore: invece era proprio il padre che dava i figli in pasto agli “amici” pedofili. Una storia infame che s’è conclusa in un’aula di tribunale, a Montecorvino Rovella in provincia di Salerno.

Stando a quanto s’è accertato davanti alla terza sezione penale del tribunale salernitano, un uomo aveva messo a disposizione di due “amici”, di 51 e 57 anni, i suoi figli. Erano in tre, due maschietti e una femminuccia. Avevano, all’epoca dei fatti avvenuti nel 2011, tra i cinque e i tredici anni. Dovevano "giocare" con loro. Ma quelli erano giochi ributtanti e schifosi. Due di loro erano costretti a subire abusi sessuali, a sottostare alle fantasie folli e perverse degli uomini. Il fratellino più piccolo era obbligato ad assistere allo scempio. A volte, stando a quanto è emerso nel dibattimento, sarebbe spuntata pure una telecamera a filmare quegli orrori.

I giudici salernitani hanno pronunciato, nella giornata di ieri, la sentenza. Il padre è stato condannato a tredici anni di reclusione. La madre, accusata di essere a conoscenza di tutto ma di non essersi mai opposta alle azioni del marito, è stata condannata a dodici anni e cinque mesi. Per gli “amici”, invece, i giudici hanno stabilito dieci anni di carcere. Contestualmente, come riporta La Città di Salerno, il collegio giudicante ha imposto una provvisionale di centomila euro a beneficio dei piccoli e a garanzia del risarcimento dei danni, che poi dovrà essere quantificato da un tribunale civile.

Ma l’incubo non è finito, perché l’inchiesta va avanti.

Ci sarebbe ancora un altro pedofilo, libero e (per ora) mai toccato dall’inchiesta. Una presenza emersa dalle rivelazioni dei piccoli agli psicologi a cui ora i magistrati salernitani vogliono dare un volto

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