Cronache

Con la cultura non si mangia e né si beve

Con la cultura non si mangia e né si beve

Nel Paese dei ponti che crollano succede perfino che il luogo comune più abusato al mondo, ovvero quello secondo cui con la cultura «non si mangia», prenda improvvisamente corpo. Con una leggera variazione sul tema: con la cultura non si beve. Non più un luogo comune, quindi, ma un dato di fatto visto che il «luogo» in questione è Matera, Capitale europea della Cultura 2019. Qui il sindaco Raffaello De Ruggieri ha ordinato ai suoi cittadini di non bere l'acqua dal rubinetto per la presenza di batteri coliformi nell'Acquedotto lucano. Sono state chiuse le scuole, così come gli studi dentistici e le piscine pubbliche, ed è stato sconsigliato di usare acqua nebulizzata nei centri estetici. Con il risultato che si sono viste scene d'altri tempi: cittadini per strada, in coda alle autobotti a fare scorta di bottiglie, supermercati presi d'assalto. Solo in serata l'emergenza a poco a poco è rientrata. Ma oramai il danno - se non fosse altro in termini d'immagine - era fatto. Tutto questo, per una curiosa coincidenza, accade a tre mesi esatti da quel 19 gennaio 2019 che segnerà l'inizio degli eventi connessi a Matera «capitale della Cultura». Lungo 50 settimane, nella città dei Sassi sono attesi almeno 700mila visitatori da tutto il mondo. Di certo non un bel biglietto da visita. D'altronde le avvisaglie non erano confortanti, nonostante gli sforzi e i milioni messi in campo (l'ultimo dossier della Fondazione organizzatrice parla di 48 a fronte dei 52 inizialmente previsti). Ostacoli burocratici, sprechi e gravi ritardi sono stati denunciati anche dai ministri Lezzi e Bonisoli, tralasciando per carità di patria la gaffe geopolitica del vicepremier Di Maio - poi in qualche modo corretta - che aveva chiesto conto dello stato dell'arte al presidente della Regione sbagliata, vale a dire al pugliese Emiliano. Insomma, mentre ci si affanna per non arrivare impreparati al grande appuntamento internazionale spendendo denaro pubblico e comunitario, ieri sessantamila materani hanno rischiato di finire all'ospedale solo per aver fatto una doccia.

Non ci sono attenuanti alla cattiva amministrazione dell'ordinario, se si ambisce a farsi capofila di eventi straordinari. A Matera le strutture extra-alberghiere sono quadruplicate in tre anni, cavalcando l'onda dei turisti, 281mila nel 2018 dopo l'incoronazione del New York Times che l'ha messa sul terzo gradino del podio tra le mete globali da vedere assolutamente. Instagram celebra ad ogni minuto la sua unicità: Matera è uno dei posti più fotografati dai più seguiti influencer del pianeta. Prima che della Cultura, Matera funziona già come capitale social. Eppure è la stessa Matera che non ha ancora una stazione ferroviaria degna di questo nome; raggiungerla dall'aeroporto più vicino, quello di Bari Palese, resta un'impresa. Ci sono voluti decenni per scrollarsi di dosso l'assurda onta di «vergogna d'Italia» (cit. Palmiro Togliatti, 1948) e di «infamia nazionale» (Alcide De Gasperi, 1950).

Messaggio (in bottiglia) agli amministratori: se oggi il bicchiere è mezzo pieno, fate almeno in modo che non sia avvelenato.

Commenti