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Tra diavolo e acqua santa: Rignano divisa su babbo Tiziano

Viaggio nel paese in provincia di Firenze. Don Giovanni difende Tiziano Renzi: "Un vero fedele, generoso e onesto". Ma l'ex sindaco non ha dubbi: "Uno spregiudicato"

Tra diavolo e acqua santa: Rignano divisa su babbo Tiziano

dal nostro inviato a Rignano sull'Arno (Fi)

Il diavolo e l'acqua santa. Rignano sull'Arno come Brescello a metà del secolo scorso. Due personaggi, un prete e un sindaco, anzi, un ex sindaco in questo caso. Un don Camillo e Peppone dei tempi moderni, in un comune che non è nella pianura padana, ma sulle colline toscane. E così, come in un immaginario racconto di Giovannino Guareschi, viene fuori una figura di Tiziano Renzi divisa a metà, tra sacro e profano, dipinta da due persone che lo conoscono molto bene. Un po' diavolo e un po' acqua santa.

Nella prima domenica di Quaresima, don Giovanni Nerbini traccia il profilo di colui che tanti vogliono far assomigliare più al diavolo che all'acqua santa e che ieri sera era, puntuale come ogni domenica, a cantare e suonare seduto all'organo della chiesa di San Leolino, alla messa delle 17: «Si dà da fare e usa i soldi con molta generosità nei confronti degli altri. Se ha potuto aiutare persone per il lavoro o per la casa lo ha fatto dice padre Giovanni - È un fedele nel senso più autentico del termine e non solo dal punto di vista religioso, che sarebbe anche più facile, ma nell'altro senso, quello dell'onestà, dell'attenzione per gli altri, che è più difficile. Io ho visto che qualche volta si è dimostrato anche più generoso di quello che forse la circostanza meritava» (guarda il video).

Poi c'è Peppone, l'ex sindaco Pds-Ds dal 1995 al 2002, Massimo Settimelli, che conosce Tiziano Renzi non solo perché era consigliere comunale all'opposizione nelle file del Ppi, durante i suoi mandati, ma soprattutto perché proprio a causa sua ha dovuto gettare alle ortiche la carriera politica. «È uno spregiudicato che nella vita ha pensato solo a fare i suoi affari, spesso fallendoli. È una persona rancorosa che mi ha rovinato: sono stato espulso dalla politica e ho avuto difficoltà a trovare un lavoro. In politica si può anche essere un po' cattivi, ma non così tanto. Tutti in paese lo sanno, ma da quando il figlio è andato al governo sono diventati muti e silenziosi perché avevano paura».

Don Giovanni la pensa in un altro modo: «Uno che per 62 anni ha vissuto tranquillamente, ha fatto per 40 anni il suo lavoro e non è mai successo nulla, ora da quando il figlio è diventato presidente del Consiglio si scatena ogni forma di buriana, è chiaro che chi ha voglia di fare affari, forse cerca di accostare il proprio nome per ottenere dei vantaggi. È successo anche ad altri leader politici, mi pare».

Eppure l'ex sindaco, col dente avvelenato per il progetto della nuova circonvallazione di Rignano, trova «strano vedere che nel 2002 quando mi accusarono, di abuso di ufficio, peculato, concussione, corruzione (poi assolto con formula piena in Cassazione dopo 13 anni di calvario giudiziario, ndr), nemmeno fossi stato Totò Riina, Tiziano Renzi veniva considerato dalla Finanza come testimone particolarmente attendibile. Io disturbavo il manovratore e i suoi progetti, aveva creato un clima di tensione in paese. Era il padre padrone. È di quelli che fanno peccato e poi vanno in chiesa a confessarsi, come facevano i vecchi della Dc».

Ma don Giovanni resta convinto che sia «una persona molto diversa da quello che la gente crede. Io ci metterei la mano sul fuoco, anzi tutte e due, perché ho visto in mille occasioni quanto si prodiga per aiutare le persone, con grande larghezza e generosità anche di mezzi, non ha l'impronta di uno cattivo. Ha i suoi difetti come tutti noi, a volte è un caterpillar, di carattere è un vulcano, però è una persona specchiata.

Sono convinto che anche in questa storia, verrà tutto chiarito».
A chi è più facile credere ora, al diavolo o all'acqua santa?

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