Cronache

Diciotti, i misteri di una nave che non doveva attraccare qui

Niente manette per i ribelli della Vos Thalassa. A meno che la rivolta non fosse solo un trucco. Con tanti complici

Diciotti, i misteri di una nave che non doveva attraccare qui

L’ Italietta di Sergio Mattarella è l’unico Paese al mondo dove il capo dello Stato interviene per far sbarcare uno o più profughi (forse) e molti clandestini per di più sospettati di aver costretto con la violenza i soccorritori italiani a portarli verso casa nostra. L’immagine da Repubblica delle banane è accentuata dal paradossale intervento della Guardia costiera italiana, che va a prendersi i migranti in alto mare per evitare il rischio di ammutinamento adesso derubricato a uno scherzo o poco più. «Non abbiamo aggredito nessuno e non volevamo fare male a nessuno. Eravamo pronti a buttarci a mare perché per noi è meglio la morte che tornare in Libia» hanno sostenuto i 67 migranti sbarcati a Trapani, che da ieri vengono interrogati. L’equipaggio italiano del rimorchiatore d’altura Vos Thalassa non avrebbe mai rischiato nulla secondo l’ultima versione buonista, anche se dei marittimi sarebbero stati circondati, spintonati e minacciati con il gesto «ti taglio la gola», secondo la polizia. La vicenda, che rischia di finire a tarallucci e vino, inizia con un rimorchiatore italiano che soccorre i migranti furbetti al largo della Libia la sera di domenica. Adesso passa in secondo piano, ma fra i «naufraghi» qualcuno ha smartphone, Gps o addirittura una bussola e si rende conto che il Vos Thalassa li sta riportando verso la Libia. A questo punto sarebbero scoppiate le violenze dei «facinorosi», come li ha definiti il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, che hanno costretto il rimorchiatore a invertire la rotta verso l’Italia. In realtà una fonte libica del Giornale in sala operativa a Tripoli quando è stata fatta salpare una motovedetta per portare indietro i migranti ha spiegato subito che «non era successo nulla di particolare». Poi lo stesso portavoce della Guardia costiera libica ha avallato la teoria della rivolta a bordo fortemente alimentata dalle mail allarmanti del capitano del rimorchiatore abilmente passate ai media. Curioso che adesso la compagnia Vroon, proprietaria della nave, accusi i giornali di aver «ingigantito» i fatti. I casi sono due: o esisteva una reale situazione di pericolo provocata dai migranti, che volevano arrivare in Italia oppure la storia è stata gonfiata per provocare l’intervento della Guardia costiera. Il rimorchiatore ha un contratto da rispettare per la piattaforma petrolifera della Total al largo della Libia. Ogni giorno di navigazione con i migranti a bordo costa non poco. E sarebbe costato ancora di più se Vos Thalassia, come le navi delle Ong, avesse dovuto fare rotta per la Spagna. Così la vera o presunta situazione di pericolo a bordo ha fatto scattare l’intervento di nave Diciotti in nome della «sicurezza dell’equipaggio», come è stato ufficialmente sbandierato. Però i «facinorosi» non sono stati sbattuti in galera una volta sbarcati a Trapani, ma indagati a piede libero con l’accusa lieve di concorso in violenza privata, non di minacce e tentata rivolta. Forse uno dei due verrà incastrato da alcune foto sui cellulari dei migranti come scafista del barcone. La Guardia costiera si è fatta infinocchiare o ha dato troppo credito al capitano del rimorchiatore, che non aveva nessuna intenzione di rimanere bloccato in mezzo al mare dalla linea dura del Viminale? Vroon Offshore Services è la compagnia armatrice olandese del rimorchiatore coinvolto che ha noleggiato le navi sorelle Vos Hestia e Vos Prudence rispettivamente a Save the children ed Msf per permettere agli umanitari di portare in Italia un’ondata di migranti. A bordo erano esposte le tabelle per i bonus destinati all’equipaggio per ogni gommone avvistato agli atti dell’inchiesta di Catania sulle Ong. Il risultato è che i 67 migranti, che avrebbero dovuto tornare in Libia, stanno compilando la richiesta di asilo in Italia, anche se non ne hanno diritto.

E sul molo di Trapani un manipolo di magliette rosse ha acclamato i profughi e clandestini, compresi i «facinorosi», come eroi.

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