Cronache

Discariche abusive in Puglia, intervento Ue. Si rischia l’indebitamento dei Comuni

Quasi 400mila euro dovranno essere restituiti allo Stato. Il mancato pagamento farebbe cadere la responsabilità economica sulla Regione per 4,2 milioni di euro

Discariche abusive in Puglia, intervento Ue. Si rischia l’indebitamento dei Comuni

L’Unione Europea parla chiaro in tema di discariche abusive, eterna emergenza pugliese e, più in generale, piaga tutta italiana. Duecentodiciotto le discariche finite nel mirino dell’Europa e diciotto le regioni coinvolte. Ai comuni sono stati chiesti 200mila euro per le discariche di rifiuti non pericolosi, il doppio per quelli pericolosi, con pagamenti semestrali.

Solo in Puglia ci sono dodici discariche abusive dislocate in undici comuni. Lo Stato ha chiesto agli Enti la restituzione, a testa, di 388mila euro, per un totale di 4,2 milioni. Soldi, questi, che fanno parte degli 82 milioni di euro che l’Italia ha versato all’Ue per una multa di 40 milioni alla quale aggiungere 42 milioni per la completa bonifica di tutte le discariche abusive.

Insomma, per i comuni pugliesi quasi 400mila euro sono un salasso. Inoltre, secondo la legge, in caso di discariche abusive, la bonifica non deve essere fatta dai privati, ma deve essere il comune di riferimento a provvedere. Quindi le amministrazioni non possono delegare. In Puglia sono solo quattro le discariche e private.

A questo si aggiunge un altro dettaglio non secondario. Se le amministrazioni comunali non dovessero pagare, le sanzioni verranno trattenute sui soldi dovuti dallo Stato alla Regione.

Intanto al Tar del Lazio iniziano ad arrivare i primi ricorsi da parte dei Comuni pugliesi. Il Comune di Lecce dichiara di aver terminato la bonifica della discarica abusiva “Grantur” di Bosco Buia (località vicina al capoluogo salentino) già nel 2013, proprio attraverso fondi della Regione arrivati in ritardo. Stessa storia per la discarica abusiva di Casina dei Cari la cui gestione è nelle mani del Comune di Presicce (Lecce).

La Regione subito si difende dando la colpa allo Stato “che non ha attivato i poteri sostitutivi sulla vigilanza ambientale” come si legge da fonti di stampa.

Il solito gioco dello scaricabarile.

Ma il problema rimane, da un estremo all’altro dell’Europa: Bruxelles da una parte chiede i soldi; dall’altra i Comuni pugliesi, chiamati indirettamente a rispondere, rischiano un indebitamento senza precedenti.

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