Cronache

Domiciliari per l'arcivescovo Wesolowski. Potrebbe tentare la fuga

L'arresto è stato motivato dalla magistratura vaticana con il rischio che l'ex nunzio apostolico possa inquinare le prove a suo carico o cercare di evitare il processo

Domiciliari per l'arcivescovo Wesolowski. Potrebbe tentare la fuga

Con l'arresto dell'ex nunzio apostolico Jozef Wesolowski i processi che si terranno in città del Vaticano sono già due nell'arco di pochi mesi. Dopo quello dell’ex maggiordomo di Ratzinger Paolo Gabriele accusato di aver trafugato dei documenti riservati del Pontefice, il processo atteso per gli ultimi mesi di quest'anno andrà a toccare temi molto più scabrosi.

L'accusa che si rivolge al prelato, ora ai domiciliari per motivi di salute, è quella di pedofilia. I fatti risalgono ai tempi in cui l'uomo era ambasciatore a Santo Domingo. Secondo l'inchiesta della giornalista dominicana Nuria Piera, uscita nel settembre 2013, il sacerdote pagava per fare sesso con minori che gli procurava un suo ex collaboratore. Le numerose prove sono poi passate alla magistratura polacca che ha atteso la scadenza dell'immunità diplomatica del nunzio.

Wesolowski, nominato da Giovanni Paolo II, ricopriva l'incarico nell’isola dal gennaio 2008. Papa Francesco, proprio per le accuse di pedofilia, lo aveva richiamato a Roma nell’agosto 2013 dove era stato sottoposto a giudizio canonico. Ridotto allo stato laicale nel giugno di quest'anno, viveva in un convento della Capitale in attesa del processo penale della magistratura vaticana.

Nella mattina di martedì 23 settembre si è dovuto presentare negli uffici giudiziari vaticani dove è stato messo in stato di fermo, per il rischio che inquinasse le prove a suo carico. Secondo padre Federico Lombardi "l’iniziativa assunta dagli organi giudiziari dello Stato è conseguente alla volontà espressa dal Papa affinché un caso così grave e delicato venga affrontato senza ritardi, con il giusto e necessario rigore, con assunzione piena di responsabilità da parte delle istituzioni che fanno capo alla Santa Sede".

L'uomo rischia dai 6 ai 7 anni di carcere.

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