Ponte crollato a Genova

Il dossier del ministero che inchioda Autostrade: "Aumento dei pedaggi e tagli agli investimenti"

A luglio i tecnici dicevano ai cittadini: "Ci sono elementi di disagio". Ma sulla A10 sono stati investiti 76 milioni anziché i 280 preventivati. Intanto le tariffe hanno continuato ad aumentare

Il dossier del ministero che inchioda Autostrade: "Aumento dei pedaggi e tagli agli investimenti"

"La rottura di uno strallo è un'ipotesi di lavoro seria". Ieri Antonio Brencich, docente dell'università di Genova e membro della commissione delle Infrastrutture che deve accertare le cause del crollo, ha fatto un breve sopralluogo nell'area dove si è sbriciolato Ponte Morandi. Non è voluto entrare nel merito del lavoro della commissione, ma ha lasciato trapelare che "il collasso sia stato attivato dalla rottura di uno strallo". Sul tavolo della commissione ci sono, infatti, testimonianze e video che lo provano. Tra questo materiale c'è anche una realazione del ministero delle Infrastrutture che la Stampa pubblica oggi in esclusiva ma che è stata redatta molto tempo prima che avvenisse la strage di genova. Da questa analisi emergono con chiarezza che gli aumenti dei pedaggi sono "superiori a quelli dell’inflazione", che gli investimenti sono "inferiori a quelli programmati" e che durante le ispezioni di controllo sono cresciute le irregolarità.

"In quanto casalinga posso dire che dobbiamo stare sempre attenti a pulire bene, questi calcestruzzi non piovono solo sulle macchine, ma sulle finestre, sulle persiane, sulle tende, e lavare lo laviamo, però i nostri polmoni, insomma, dobbiamo pensare anche a questo". A parlare, come riporta il Corriere della Sera, è Mimma Certo. È il 18 luglio 2018, poco meno di un mese prima della strage. da una parte ci sono i comitati dei cittadini che chiedono maggiore sicurezza, dall'altra c'è mauro Moretti, responsabile degli interventi di Autostrade per l'Italia che ad oggi gestisce una rete di quasi 3mila chilometri. Che spiega: "L'opera è un po' come il corpo umano, dobbiamo farci passare qualcuno che evidenzia mali o danni dei quali si cominciano a vedere i primi segni. Per questo è previsto un intervento molto importante in futuro, che andrà a risarcire il danno a oggi subito e i danni di possibile e futura generazione per quanto riguarda le opere di sostegno, quindi gli stralli, ovvero i tiranti, che lavorano all'inverso rispetto a quello che è il normale funzionamento delle strutture, e questo nel tempo ha generato grazie all’azione vuoi del carico, vuoi degli agenti esterni, necessità di manutenzione". Col senno di "poi", è chiaro che quei lavori andavano eseguiti prima. Molto prima. Qualcuno lo sapeva. Tanto che, come svelato giorni fa dal Giornale.it, in aprile Autostrade per l'Italia aveva bandito un maxi appalto da 20 milioni di rinforzare per rinforzare i tiranti. Segno che la società era comunque a conoscenza delle criticità del Morandi. Peccato che, nonostante l'urgenza, sia sato rinviato tutto a dopo l'estate.

L'intervento ipotizzato la scorsa primavera sarebbe dovuto consistere nella "disposizione di nuovi cavi esterni che vanno dal traversone dell'impalcato fino alla sommità delle antenne del ponte". "L'intervento di adeguamento strutturale (retrofitting, ndr) - si legge nel documento - interessava proprio la zona a sistema bilanciato e in particolare gli stralli 9 e 10". Guarda caso il crollo ha coinvolto proprio la pila numero 9. I lavori di manutenzione sul ponte Morandi sarebbe durato ben 784 giorni con evidenti conseguenze sulla viabilità. Lo slittamento dei lavori ora pesa come un macigno su quanto accaduto. Anche a fronte di quanto contenuto nel report di 650 pagine compilato dal ministero delle Infrastrutture. Nonostante le ispezioni su Autostrade per l'Italia siano minime, secondo quanto riporta la Stampa, le irregolarità triplicano nel giro di un paio anni. "Alcune vengono sanate dall'azienda, altre restano - si legge - 100 nel 2014, 317 nel 2016 (anche in questo caso più che triplicate)". Le sanzioni, invece, se si esclude una procedura da 40mila euro, sono praticamente inesistenti. E, se da una parte tra il 2008 e il 2016 le tariffe sono aumentate del 25% (il doppio rispetto alla crescita dell'inflazione), dall'altra gli investimenti sono stati inferiori del 15% rispetto a quanto promesso. Negli ultimi dieci anni sulla A10, tanto per capirci, sono stati sborsati 76 milioni di euro anziché 280 milioni. Il 73% in meno.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

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