Cronache

Droga, la Cassazione riduce le pene per il "piccolo spaccio"

Rideterminate al ribasso le condanne definitive per spaccio di droghe "leggere". La decisione della Suprema Corte interesserà almeno 9mila persone che sono in carcere per spaccio di lieve entità

Droga, la Cassazione riduce le pene per il "piccolo spaccio"

La Cassazione spalanca le porte delle carceri agli spacciatori. Per effetto dei verdetti della Consulta andranno, infatti, rideterminate al ribasso le condanne definitive per spaccio di droghe "leggere" inflitte nel periodo in cui era in vigore la legge Fini-Giovanardi, dichiarata incostituzionale lo scorso febbraio. Con questa setenza le sezioni unite penali della Cassazione chiariscono, una volta per tutte, le ricadute della pronuncia della Corte Costituzionale a seguito della quale è tornata in vigore la legge Iervolino-Vassalli. In questo modo, spiegano fonti vicine alla Suprema Corte, "potranno uscire dal carcere migliaia di detenuti condannati per piccolo spaccio, qualora venisse accolta la loro richiesta di revisione del trattamento sanzionatorio".

I supremi giudici, presieduti dal primo presidente Giorgio Santacroce, hanno accolto un ricorso della procura di Napoli contro la decisione del tribunale che aveva negato a un condannato recidivo per piccolo spaccio di ottenere il ricalcolo della pena a seguito della sentenza della Consulta. Nel 2012 la Corte Costituzionale ha, infatti, dichiarato incostituzionale la norma della Fini-Giovanardi che vietava la concessione delle circostanze attenuanti prevalenti nel caso di recidivi. Comprendendo nella sua decisione anche gli effetti del recente verdetto della Consulta che ha ripristinato la distinzione tra droghe pesanti e leggere, la Cassazione ha anche stabilito che i giudici dell'esecuzione, chiamati al ricalcolo delle pene dei condannati definitivi, dovranno anche tenere conto del fatto che è stato ripristinato il testo della Iervolino-Vassalli, per effetto dell’ultima decisione della Consulta sulla Fini-Giovanardi. In questo modo, fanno notare fonti vicine alla Cassazione, "aumenterà di molto il lavoro dei magistrati dell’esecuzione della pena" che nella maggior parte dei casi sono i tribunali e in misura minore le corti d’appello.

Del verdetto della Cassazione, precisano fonti della stessa Suprema Corte, "non si possono avvantaggiare i detenuti condannati in via definitiva per spaccio di droghe pesanti commesso con l’associazione a delinquere". In base alle ultime stime, in carcere ci sono circa 5mila detenuti per spaccio di droghe pesanti in associazione, e circa 9mila per spaccio di lieve entità. È quest’ultima "platea" che potrà chiedere il ricalcolo della pena ai giudici dell'esecuzione.

"La decisione - ha commentato Maria Berruti, direttore del massimario della Cassazione - mette l’Italia al passo con la giurisprudenza di Strasburgo e, insieme alle due sentenze della Consulta, ci mettono più ’in regolà con la Carta di Diritti dell’Uomo".

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