Cronache

E la sinistra oggi esulta ma difendeva i suoi sponsor

E la sinistra oggi esulta ma difendeva i suoi sponsor

Cesare Battisti vola verso la galera, ma l'ipocrisia della sinistra italiana resta a piede libero. Per capirlo bastano le ambiguità nascoste dietro il peana con cui il coretto istituzionale del Pd inneggia, non potendone fare a meno, all'arresto del più spregevole delinquente partorito dall'estremismo di sinistra. «Tutti gli italiani, senza distinzione di colore politico, desiderano che un assassino così sia riportato al più presto nel nostro Paese per scontare la sua pena in carcere. Oggi è una bella giornata» sentenzia l'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi. E a ruota lo segue un Paolo Gentiloni ansioso di comunicarci che «finalmente le vittime del terrorismo avranno giustizia».

Entrambi dimenticano l'entusiasmo con cui sostennero Luiz Inacio Lula da Silva, il «presidente operaio» che nel nome della consorteria ideologica con l'assassino ne bloccò l'estradizione garantendogli otto anni d'immeritata libertà condita da ozii sulle spiagge brasiliane e dileggi alla giustizia italiana. «Con Lula, un uomo che ha rappresentato un modello di sinistra di governo per tanti di noi», scriveva Renzi sotto una foto in compagnia del «presidente operaio» pubblicata su Facebook il 4 giugno 2015. Un modello decisamente esemplare. Oltre ad aver abusato della propria carica presidenziale aiutando Battisti a sottrarsi alla giustizia Lula s'è infatti guadagnato una condanna a 12 anni di galera per corruzione. Non meno spudorata è l'improntitudine d'un Gentiloni che nel novembre 2015, mentre è ministro degli Esteri del governo Renzi, si reca in visita ufficiale in Brasile, ma si guarda bene dall'accennare alla mancata estradizione. La distrazione lo accomuna all'ex presidente della Camera Laura Boldrini assai sollecita oggi nell'inneggiare alla «buona notizia», ma altrettanto distratta nel contestare all'ex presidente brasiliano, durante un incontro del maggio 2015, gli ostacoli frapposti alla consegna del super-ricercato. E di «buona notizia per il Paese» parla anche Andrea Orlando l'ex ministro della Giustizia del Pd artefice del meschino patteggiamento con cui garantì al Brasile di far scontare al terrorista trent'anni di galera anziché l'ergastolo senza peraltro ottenerne la consegna.

Del resto per capire quanto sottile e ambigua sia la linea di demarcazione che a sinistra separa l'obbligo di condannare un pluriassassino dal compiacimento per chi lo protegge basta il puntiglioso orgoglio ideologico esibito lo scorso settembre da un Massimo D'Alema compiaciuto di far visita al carcerato Lula. Una visita conclusa dall'amorevole dichiarazione con cui l'ex presidente del Consiglio arrivò a definirlo «il miglior presidente» della storia del Brasile. Ma le affinità elettive con un presidente che si fece beffe delle vittime di Battisti riguardano anche Piero Fassino e Walter Veltroni concordi con Francesco Rutelli nel salutare Lula come il presidente capace di «unire l'ansia di riscatto sociale con l'equilibrio necessario ad una grande nazione come il Brasile». Parole e giudizi che questa «trimurti» del pensiero democratico si è ben guardata dal rivedere quando Lula trasformò Battisti da criminale a vittima sostenendo che l'estradizione nel nostro Paese rappresentava un rischio per la sua incolumità.

Di fronte a tanta ipocrisia meglio, vien da dire, la solidarietà con l'assassino esibita ieri dall'ex segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero e dal portavoce del Partito comunista dei lavoratori Marco Ferrando. Per Ferrero la cattura di Battisti è un «depistaggio di massa» orchestrato da Salvini. «Per fatti di 30 anni fa, la soluzione logica dovrebbe essere l'amnistia per Cesare Battisti», auspica invece un Ferrando preoccupato della consorteria tra «un governo ultra-reazionario come quello di Bolsonaro e quello di Salvini». In tanta schiettezza si nasconde il punto.

Il problema per l'ideologia malata che ancora affligge parte della politica italiana non è l'efferata crudeltà di un terrorista macchiatosi di quattro omicidi, ma il presunto fascismo di Jair Bolsonaro, il presidente legittimamente eletto del Brasile che ci ha finalmente consegnato questo ripugnante residuato dell'estrema sinistra.

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