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E Tajani li affonda: "Su tasse e Ppe soltanto bluff"

L'azzurro: "Altro che centro, vicini ai gilet gialli". Flat tax: "Vedo patrimoniale e più Iva"

E Tajani li affonda: "Su tasse e Ppe soltanto bluff"

Si chiude un mandato, quello del presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani, ma con l'orgoglio d'aver fatto il massimo. Considerando i guai che affliggono l'Unione dei 27 membri più uno - il Regno Unito ormai sull'uscio - un bilancio che si potrebbe ben definire «controcorrente».

Sicuramente «positivo», aggiunge Tajani tracciando la «summa» di questi difficili anni al tempio di Adriano, in un incontro con le imprese alla Camera di commercio di Roma. «L'obiettivo era riavvicinare le istituzioni ai cittadini e abbiamo fatto molti passi in avanti...». Ma la presidenza della cruciale assemblea dei rappresentanti di tutti i gruppi politici del Continente ha consentito anche qualche passo in più, e non di quelli formali. «Avevo promesso che sarebbero arrivati due miliardi per le zone colpite dal terremoto in Italia e sono arrivati». Segno di un ruolo non interpretato alla stregua di semplice speaker, bensì da protagonista nell'agone europeo, e sempre con l'occhio puntato allo Stivale. Ma anche alla nascente comunità di europei. «Abbiamo fatto molte buone leggi per tutelare l'ambiente, le imprese, per difendere i cittadini europei», prosegue Tajani, dichiarandosi «molto orgoglioso», in particolare, delle norme sul diritto di autore, nonché di quelle che vietano l'uso della plastica monouso e di tutte le azioni intraprese dal Parlamento europeo in difesa dei cittadini. «Ho bloccato il tentativo dei tecnocrati della Bce di assestare un colpo mortale alle banche e ai risparmiatori - esemplifica -, impedendo la vendita dei crediti deteriorati in un batter d'occhio... Ho difeso la dignità delle donne infliggendo la sanzione più dura mai inflitta a un deputato, che aveva detto che le donne devono essere inferiori e quindi era giusto che venissero pagate di meno». Sulla questione dell'immigrazione, Tajani si è detto certo che gli Stati membri «dovrebbero fare di più: se approveranno la riforma di Dublino avremo la possibilità di ricollocare i rifugiati che sono in Italia».

Al di là di questo buon consuntivo, il numero due di Forza Italia non poteva non rivolgere il suo sguardo anche verso il futuro, alla campagna elettorale ormai cominciata e alle avvisaglie delle alleanze tra i partiti italiani e quelli europei. Sulla possibilità di un M5s che possa imboccare il sentiero di un rapporto con i moderati del Ppe, Tajani si è mostrato assai scettico. «Mi pare un periodo ipotetico dell'irrealtà. Hanno tentato di entrare nel gruppo dei liberali ma sono stati respinti con perdite, mi sembra che i loro interessi vadano verso i gilet gialli, un'alleanza preoccupante». Ancora più preoccupanti, alla luce anche delle alleanze territoriali, le discutibili scelte di Matteo Salvini. «Noi ci augureremmo che scelga di stare coi conservatori... Ma se va con Alternative fur Deutschland diventa veramente difficile andare con chi vuole flagellare l'Italia e per noi non va bene. Scelgano gli italiani se stare con chi considera la Merkel una mammola troppo filoitaliana e chi invece vuole cambiare l'Europa e far tornare la politica. Andare con Afd significa allearsi con chi condannava la Merkel perché troppo debole nei confronti di Italia e Grecia».

Durissimo anche il giudizio sul governo che va in confusione sulla flat tax. «O si fa o non si fa, se no diventa una presa in giro. Così è ridicolo, meglio dire non siamo in grado di farla. Se si va avanti come sta andando avanti questo governo avremo la patrimoniale, l'aumento dell'Iva, la tassa sulla casa, infileranno le mani nelle tasche dei pensionati come hanno già cominciato a fare. E andiamo sotto la crescita zero». Scenario terribile ma, come Tajani ha più volte ribadito, tocca agli italiani fare la loro scelta di campo.

E le prossime Europee possono essere il primo, vero segnale di sfratto ai gialloverdi.

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