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Ecco perché non possiamo dirci renziani

Con Renzi si può dialogare. Ma se si vuole portare a casa almeno il fondoschiena, lo si può fare solo da posizioni di forza

Ecco perché  non possiamo dirci renziani

Non le è bastato aver conquistato Il Foglio (per anni punta avanzata e ragionata del berlusconismo), ora la sinistra di Matteo Renzi avrebbe così raccontano i retroscenisti - opzionato Libero e, questo invece è un fatto, chiuso Virus, il talk show liberale di Nicola Porro su RaiDue. Così, dopo essersi blindato sul suo versante (Repubblica, Corriere della Sera, Stampa e Unità) e dopo aver portato a casa tutta l'informazione Rai, ora il premier lancia la campagna d'estate per assicurarsi anche la copertura dell'informazione di centrodestra. Ne ha bisogno lui, in vista del referendum, ma soprattutto ne hanno bisogno i suoi alleati ex Forza Italia da Alfano a Verdini - che, sentendo aria di elezioni, hanno la necessità di rifarsi l'immagine presso il loro vecchio bacino elettorale, ammesso che questo sia ancora disposto a seguirli.

Evidentemente il premier e i suoi amici usano metodi convincenti. Noi assistiamo curiosi a questa inedita invasione di campo, ma teniamo il punto, e non per pregiudizio. Ci sono mille e uno motivi concreti (per l'elenco basta sfogliare la raccolta del Giornale) per cui - stanti così le cose - non possiamo e non potremo dirci renziani. Neppure - alla luce di come lui tratta gli uomini che la pensano come noi - professarci anche solo simpatizzanti renziani. Lo siamo stati, in passato, prima mentre scalava il vecchio Pd promettendo repulisti e poi quando disse al Nazareno di volere cambiare il Paese insieme ai liberali. Ha tradito entrambe le promesse, senza peraltro combinare nulla di buono, come certificano tutti gli indicatori economici.

Non possiamo neppure immaginare di aprire un minimo di credito al renzismo mentre migliaia e migliaia di candidati e militanti del centrodestra, in decine di città piccole e grandi, sono in queste ore impegnati giorno e notte in una campagna elettorale durissima e difficilissima contro il partito di Renzi e i suoi sindaci. Se alcuni intellettuali e diversi politici sono per il tanto peggio tanto meglio, si accomodino pure. La cosa non fa per noi. Con Renzi si può dialogare, certo, ma se si vuole portare a casa almeno il fondoschiena, lo si può fare solo da posizioni di forza.

Che non si costruiscono certo accodandosi a una corte, peraltro già ben numerosa, che continuerà ad odiarci e disprezzarci anche se le strizzassimo l'occhiolino.

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