Cronache

Emanuele vittima innocente della criminalità organizzata?

Dalle ricostruzioni della stampa locale emergono particolari che portano all'emersione di un mondo di cui è doveroso raccontare l'esistenza

Emanuele vittima innocente della criminalità organizzata?

Il caso dell'uccisione di Emanuele Morganti continua a far parlare di sé ed ora viene fuori una pista giornalistica riconducibile alla criminalità organizzata. In Ciociaria, dunque, ci si interroga sull'esistenza di un movente di questo tragico episodio che, anche a causa della presenza costante della stampa e delle televisioni nazionali sul posto, rischia di far emergere problemi intestinali, forse un po' sommersi sinora, ma adesso più che mai al centro dell'attenzione di tutti. Emanuele Morganti, insomma, è riuscito suo malgrado a smuovere le coscienze. Le coscienze e le penne.

Emanuele Morganti era un ragazzo per bene, questo ormai è emerso con chiarezza. Tra gli ambienti della stampa ciociara locale, tuttavia, c'è un continuo rincorrersi di voci che riconducono a questo pezzo, pubblicato da Ciociaria Oggi e scritto da Gianluca Trento, dove dell'uccisione di Emanuele si parla con toni ben diversi rispetto le ipotesi di stretta casualità o di serata particolarmente movimentata: "Poi quella fotografia nitida, almeno sotto il profilo della lite iniziale, comincia pian piano a sbiadirsi sempre più. E non solo nella parte centrale. A non essere chiari diventano, ora dopo ora, soprattutto i contorni. Tanto che l'omicidio, importante sotto il profilo penale e da condannare senza sconti, resta solo l'epilogo di una storia intrisa di droga".

Emanuele, insomma, sarebbe la vittima innocente di un mondo che di innocente ha molto poco o nulla. Si parla, è bene chiarirlo, di supposizioni, poichè tra le tante ipotesi che si fanno in queste ore, resta ascrivibile quella legata alla vendetta del branco contro un ragazzo che aveva osato salvare una ragazza dalla loro furia qualche mese fa. Questa versione delle cose, tra l'altro, pare sia stata ribadita anche dalla madre Lucia, il vero simbolo d'umanità dentro una vicenda piena di barbarie. L'altra versione, quella del pezzo richiamato, invece, sembrerebbe riferirsi ad un quadro ben più complesso, all'esistenza di una ramificazione territoriale molto più strutturata di una banda di "bulletti di periferia": "Difficile credere che penalisti di fama rinuncino al mandato in un processo per omicidio per aver ricevuto avvertimenti da qualche mocciosetto. Così come pazzesco è il fatto che chi non vive proprio una vita retta e corretta all'improvviso tema l'ira di qualche bulletto di periferia. La storia è un'altra: parte da Alatri, passa per Tecchiena, attraversa Frosinone e arriva fino in Campania. E ancora: "Un libro giallo il nostro? Forse sì. Ma ad avvalorare tale tesi è pure l'escalation che si registra successivamente alla notizia del decesso di Emanuele. Con avvocati minacciati e parenti dei presunti assassini che all'improvviso decidono di fare le valigie per trascorre quel giorno altrove". A ben pensarci, poi, entrambe le ipotesi sul movente risultano concatenabili: nulla esclude che siano vere sia la prima sia la seconda, anzi che possano essere correlate.

"Un mondo di sopra ed un mondo di sotto" scrive Alessio Porcu, poi, direttore di Teleuniverso, sul suo blog, citando una frase di Massimo Carminati: " Il sospetto ora è che esistano pure in provincia di Frosinone un mondo di sopra ed un mondo di sotto. Ma qui la politica non c’entra: il mondo di sopra è quello delle persone perbene, il mondo di sotto è quello dove ci stanno la droga, i canali di fornitura, il sistema dei furti per pagare le dosi, la ricettazione assicurata. E Emanuele Morganti potrebbe essere stato massacrato di botte solo per essersi trovato, per caso e senza colpe, nel sottile spazio di confine tra quei due mondi. Schiacciato tra l’uno e l’altro: da innocente. Solo per mandare un segnale a chi, a differenza di lui, sta nel mondo di mezzo". Una guerra di bande, in fin dei conti, all'interno della quale Emanuele Morganti sarebbe tristemente finito in mezzo senza alcuna responsabilità personale, una storia che nasconderebbe legami profondi e non riducibili alla rissa di paese.

Nella cittadina ciociara, intanto, il Sindaco Morini decide di dare un segnale alla stampa che starebbe ingiustamente accusando la cittadina di Alatri di aver dimostrato una certa omertà di fondo rispetto al caso: " Per l’immane tragedia subita, oggi siamo inebetiti dal dolore, sbigottiti, impietriti e forse proviamo anche un po’ di vergogna, ma non possiamo essere giudicati omertosi, solo perché rispettiamo il dolore e il riserbo che la circostanza richiede”. A conclusione ha detto: “Interpretando il sentimento dei miei concittadini, sento forte il dovere di difendere in ogni modo questa storia, questa cultura e questa dignità e per questo chiedo anche a voi, uomini e donne dell’informazione, di tutelare questi irrinunciabili valori, abbassando la pressione mediatica ed il frastuono prodotto, ripristinando un giusto silenzio necessario ad alimentare la doverosa riflessione che il tragico momento impone”, riportano le agenzie. La sensazione, però, è che stiano emergendo problemi strutturali di zona e che la stampa abbia contribuito in qualche modo, seppur evidentemente con toni molto poco soft, a farli emergere dal mondo sommerso e da una certa disattenzione generale. Quello che ci si chiede, insomma, è se questa presunta microcrimanlità e il danno strutturale alla zona da essa arrecato, fossero o no elementi conosciuti dal mondo delle istituzioni ciociare. È una domanda che il giornalismo, per essere fedele al suo compito, deve farsi e deve fare, altrimenti non farebbe un buon lavoro.

Magari non c'è alcuna connivenza tra mondo di sopra e mondo di sotto, ma chiederlo resta un fatto più che lecito.

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