Cronache

Il fedelissimo di Bergoglio: "I casi di pedofilia restino segreti"

Il cardinale Suarez Inda, fedelissimo di Bergoglio, ha reso pubblica una posizione che potrebbe far discutere. Ecco cosa ha detto sulla pedofilia

Il fedelissimo di Bergoglio: "I casi di pedofilia restino segreti"

Le dichiarazioni del cardinale Suarez Inda, annoverato tra i fedelissimi di Bergoglio, sono destinate a far discutere. In uno stralcio dell'intervista contenuta in "Tutti gli uomini di Francesco", l'ultimo libro del vaticanista Fabio Marchese Ragona, il porporato ha affermato che i casi di pedofilia perpetrati all'interno della Chiesa non dovrebbero essere resi pubblici.

"Il Papa ci invita alla "tolleranza zero" - ha affermato il cardinale Inda - perché la pedofilia è come un virus, un’epidemia che coinvolge il mondo, non solo la Chiesa". E ancora:"Gli abusi su minori sono questioni molto delicate e io non sono d’accordo nel rendere pubbliche queste vicende. Se ci sono dei casi, vanno subito denunciati secondo le indicazioni della Santa Sede, perché sono dei crimini che vanno contro la dignità degli indifesi e dei più piccoli". La pedofilia, insomma, rappresenterebbe sì un dramma, ma dovrebbe essere relegata agli affari interni del Vaticano. "In questo momento - ha premesso il porporato messicano - la Chiesa si sta concentrando nel dare una formazione ferrea e un maggiore equilibrio affettivo che garantisca, nel limite delle aspettative, che i futuri sacerdoti vivano con fedeltà la propria vocazione, impegnandosi pienamente «per amore, con amore, nell’amore », come afferma un illustre esperto, padre Amedeo Cencini. A tutta la Chiesa, i casi di abuso su minori creano un dolore e per questo è stato previsto un protocollo e una legislazione molto severa", ha sottolineato - come riporta TgCom24 - il "fedelissimo" di papa Bergoglio.

Il cardinale Suarez Inda è stato elevato a cardinale nel concistoro del 14 febbraio del 2015. Attualmente è un membro della Congregazione per il Clero e del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Ha rinunciato al governo pastorale della diocesi di Morelia, città della regione ecclesiastica di Don Vasco, per raggiunti limiti di età. Nell'intervista concessa a Fabio Marchese Ragona, il porporato ha affrontato anche i temi del narcotraffico e del muro che Trump vorrebbe costruire (un confine murario esiste però dai tempi di Bill Clinton n.d.r.) tra Stati Uniti e Messico:"ll governo messicano sta provando a stringere accordi e relazioni con altri Paesi perché non si può rimanere isolati, da soli. Il muro che si vuole costruire è una vergogna, tutti i muri sono una vergogna, e non può essere una soluzione a lungo termine. Le cose sono fatte per cambiare. Oggi le cose stanno così e magari domani ci potranno essere soluzioni differenti. Il nostro obiettivo oggi è quello di rendere il Messico un Paese migliore con opportunità di lavoro per tutti quanti", ha chiosato il cardinale. Bergoglio, nel frattempo, è stato sostanzialmente costretto alle scuse dopo le parole utilizzate in riferimento al caso Barros, durante il viaggio in Cile.

L’arcivescovo di Boston Sean Patrick O’Malley, che è un cardinale francescano minore, dato per papabile ai tempi della successione a Ratzinger e che era stato nominato arcivescovo della città americana da Giovanni Paolo II in seguito al caso Spotlight, ma che soprattutto è stato posto da Bergoglio al vertice della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, aveva dichiarato che alcune parole del papa potevano essere state fonte di "dolore" per le vittime di abusi. Papa Francesco ha stemperato la polemica sostenendo che si sia trattato di un errore di traduzione. "La parola prova non era la migliore, direi piuttosto evidenza. Nel caso di Barros, ho studiato e ristudiato, non ci sono evidenze per condannarlo. E se condannassi senza evidenza o senza certezza morale, commetterei io un delitto di cattivo giudizio", ha sottolineato il papa sul volo di ritorno dal suo viaggio in sud America. Per condannare un sacerdote, che è stato accusato di "aver assistito o di aver preso parte" a casi di abusi ai danni di minori, insomma, servono "evidenze".

Per il cardinale Suarez Inda, però, pare che questo genere di notizie debbano rimanere confinate all'interno delle mura vaticane.

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