Cronache

Fiumi di droga ed estorsioni: ecco gli affari di Cosa nostra, decapitato il clan di San Lorenzo

Il provvedimento giunge al termine di un’intensa attività d’indagine svolta dalla Squadra Mobile di Palermo, coordinata dalla Dia di Palermo, che si è avvalsa, tra l'altro, delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia. Arrestati dieci esponenti del clan San Lorenzo. Preso il Re dello spaccio allo Zen

Fiumi di droga ed estorsioni: ecco gli affari di Cosa nostra, decapitato il clan di San Lorenzo

Questa mattina all'alba la Polizia di Stato di Palermo ha eseguito un'operazione volta all'arresto di alcuni esponenti di spicco del mandamento mafioso di San Lorenzo-Tommaso Natale, indagati, a vario titolo, per i reati di associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso e traffico di sostanze stupefacenti anch'esso aggravato dalle modalità mafiose.

Il provvedimento è arrivato al termine di un'attività d'indagine svolta dalla squadra mobile di Palermo, coordinata dalla direzione distrettuale Antimafia di Palermo, che si è avvalsa, tra l'altro, delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia. Secondo la ricostruzione degli investigatori sarebbero numerosi gli episodi estorsivi che avrebbero compiuto gli uomini di Cosa nostra ai danni di imprenditori edili operanti anche in territori diversi da quelli propri di quel mandamento mafioso. Soprattutto in provincia: ad Isola delle Femmine, a Capaci e a Carini, tre centri molto vicini al capoluogo. Il mandamento imponeva agli imprenditori il pagamento di ingenti somme di denaro "per la messa a posto".

Il pentito che ha permesso l'operazione è Silvio Guerrera, uno degli ex capimafia di Tommaso Natale, che nel 2015, un anno dopo il suo arresto, ha deciso di raccontare ai magistrati della Dda di Palermo i retroscena di Cosa nostra tra San Lorenzo e Tommaso Natale. Il figlio di Guerrera, dopo avere saputo che il padre aveva deciso di collaborare con la giustizia, aveva ripudiato il congiunto insieme con la madre. Come ha rivelato anni di recente un altro pentito, Sergio Macaluso. "Le dichiarazioni di Guerrera - spiega il dirigente della Squadra mobile, Rodolfo Ruperti - confrontate con numerose attività tecniche e con una parziale e a volte completa collaborazione di vittime di estorsioni, ci ha permesso di realizzare oggi questo risultato".

Secondo le forze dell'ordine: "Avveniva anche grazie anche al ruolo di collegamento con altre famiglie del territorio palermitano assunto da alcuni degli odierni arrestati". I ricavi delle estorsioni in alcuni casi venivano divisi tra le famiglie operanti. L'organizzazione era anche particolarmente attiva nel campo del traffico di stupefacenti nel capoluogo, tanto che uno degli odierni arrestati, con l'appoggio di Cosa Nostra, a cui avrebbe corrisposto regolari somme di denaro in funzione dello stupefacente venduto, si era imposto come il principale spacciatore del quartiere Zen.

L'operazione di oggi, che fa seguito ad altre nelle ultime settimane, dimostra che in città per ora ci sia una vera e propria guerra per il controllo del territorio e lo spaccio degli stupefancenti.

Non a caso, il duplice omicidio allo Zen e l'agguato a Falsomiele mostrano una recrudescenza di fenomeni che a Palermo sembravano ormai passati.

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