Cronache

Grillo battuto dall'allievo Di Maio. E Celentano-cartoon crolla ancora

Grillo battuto dall'allievo Di Maio. E Celentano-cartoon crolla ancora

Ahi ahi ahi, che brutta fine. Li avevamo lasciati capi-popolo e predicatori che aizzavano le folle e li ritroviamo maestri per pochi discepoli. Almeno nel mondo televisivo. Perché, dopo tanto battage pubblicitario e dopo tante polemiche preventive, alla fine i due mostri sacri dello spettacolo hanno perso gran parte dei loro appassionati fan. Dunque, ecco i verdetti Auditel: C'è Grillo, la puntata speciale (e infinita) sulla carriera del leader pentastellato che fino a ieri pareva avrebbe sovvertito l'ordine della Tv di Stato, ha raggranellato su Raidue soltanto 1.031.000 telespettatori con il 4,34 per cento di share, molto meno di quanto ci si aspetterebbe dal secondo canale. Nonostante, ricordiamo, fosse un mix di immagini d'archivio e non uno show in diretta di Grillo. Il colmo, comunque, è stato che il suo allievo Luigi Di Maio, ospite in concorrenza diretta nel talk di Porro su Rete4, Quarta Repubblica, ha ottenuto un ascolto decisamente superiore: 1.163.000 spettatori con share del 6,14%.

E veniamo a Celentano. Nonostante si sia deciso a cantare, nel «nome del Padre, di Silvio e del Santissimo Ascolto», come ha detto l'altra sera, non è riuscito a invertire la rotta negativa dell'Auditel: la parte di show in diretta live da Verona su Canale 5 ha registrato 3.029.000 per l'11,88 per cento di share, mentre il cartoon vero e proprio, Adrian, in onda in seconda serata, è calato a 2.038.000 spettatori per il 10,56 per cento. Non abbastanza per la media di Canale 5, ma soprattutto pochissimo per chi è stato protagonista di trasmissioni con milioni di spettatori e share altissimi, da Francamente me ne infischio a Rockpolitik.

Insomma i giovani, politici come Di Maio o artisti come gli allievi del Conservatorio di Milano, protagonisti della Compagnia del Cigno (la fiction di Raiuno ha ancora sbancato con il 23,34 per cento e 5.460.000 telespettatori), interessano più dei vecchi maestri. Del resto a cosa serve più un predicatore, un capo-popolo che esorta i sottomessi a ribellarsi quando il popolo è arrivato al potere, quando è diventato partito di maggioranza? A cosa serve un re degli ignoranti, quando sugli scranni dei ministeri sono arrivate persone che contestano il valore di una laurea?

Dunque si mettano l'anima in pace sia Grillo sia Celentano... Il primo l'ha capito da tempo e infatti si è chiamato fuori dalle scelte operative del governo. Si è ritagliato la parte di padre nobile, pronto a sfilarsi e pure a cambiare rotta. E, dopo i risultati d'ascolto dell'altra sera, magari farà pure un'ulteriore riflessione (infatti mentre era in onda in tv come ologramma, in carne e ossa era a teatro a Milano a scaldare le mini platee e a rispondere agli attacchi di Salvini). Il secondo, Adriano, pure si deve rassegnare all'idea che quello che avrebbe voluto fosse il suo testamento spirituale, il cartone animato che riassume tutte le tematiche ambientali e morali da lui predicate per decenni, si sta trasformando in un triste addio alle scene, almeno da quelle politico-sociali. La progressione negativa delle puntate non lascia molto margine anche se il Molleggiato dovesse mettersi a cantare metà del suo repertorio oppure mandare a quel Paese in diretta il ministro Salvini: dal primo appuntamento che aveva ottenuto in media circa il 20 per cento di share, al secondo che era sceso al 15 nella prima e al 13 nella seconda parte, si è arrivati al 10. Significa che gli spettatori non sono riusciti a capire l'operazione, cui il cantante ha lavorato per più di dieci anni. Adrian si è rivelato un prodotto di animazione con una trama complicata, dialoghi infantili e al limite del ridicolo.

Certamente apprezzabile il disegno dei personaggi, anche se pure Milo Manara si è dissociato dal Clan spiegando di essere autore solo dei bozzetti e non dell'animazione successiva e anzi di non aver dato l'autorizzazione a inserire alcuni disegni nel cartone. Ma il fatto è che il pubblico non ha neppure capito lo show di accompagnamento iniziale, con questi giochi di esserci, non esserci, far sentire la voce tramite il trucchetto del confessionale o mostrare solo il corpo senza proferire parola. Mancano altre sei puntate per esaurire la serie animata. O Adrian-Adriano con una trovata geniale, riesce a salvare se stesso, insieme al mondo dominato da una strana dittatura, oppure ci rimarrà il ricordo dello splendore della sua voce.

Laura Rio

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