Cronache

La follia social che ci obbliga al lutto pubblico

La follia social che ci obbliga al lutto pubblico

Voi che siete quelli che «i fatti nostri devono rimanere tali» non fate parte più di questo mondo.

O quantomeno siete uno come Alessandro Cattelan - il conduttore tv - che ancora usa i suoi social network per lavoro e non per i sentimenti. Ingenuo. Nell'epoca in cui su Facebook vedi pubblicata anche la gigantografia del pupetto che fa la pipì, ecco che diventa scandalo se uno non esprime il proprio cordoglio globalizzato. Cattelan (ma è accaduto anche a Michelle Hunziker) è stato infatti bersagliato su Twitter perché invece di iscrivere il suo nome nel libro della contrizione pubblica per la morte di Fabrizio Frizzi, ha scelto di non andare alla ricerca di facili like: «Sei l'unico che non ha scritto 2 righe per Frizzi - lo ha rimproverato tale Stefano -, ma sempre e solo per la tua trasmissione! Mi sei calato... complimenti!». Già, che orrore.

Diciamolo: la cosa più divertente (si fa per dire) è che esista un popolo paladino della privacy dopo aver spifferato tutto agli Mark Zuckerberg della Rete, che però non contempla più il diritto al lutto. Cattelan ha risposto con la logica («Ieri non ho nemmeno scritto del compleanno di mia figlia, che padre degenere. Stupido io a pensare che esistano ancora cose che si possano vivere fuori dai social. #miseicalato»), ma non c'è stato nulla da fare: il tribunale del web è, si sa, spietato. Tanto che, nell'indignazione generale, la sentenza finale è arrivata da un altro illuminato: «Purtroppo o per fortuna, per chi bazzica sui social a livello mediatico alto certe regole sono non scritte ma da applicare. La condivisione e il proprio contributo su determinati argomenti è un atto quasi dovuto. Deve essere sincero, non per forza empatico, ma deve esserci...». Fantastico. Riassumendo: quel che hai in testa e nel cuore deve diventare per forza un hashtag, pena il pubblico ludibrio. Per dire: il sottoscritto potrebbe sostenere che Cattelan gli sia molto simpatico (è pure interista) e che sarebbe un sogno essere invitato un giorno nel suo programma, sapendo però che tanto - non avendolo scritto sui social - non vale.

Per fortuna il buon Alessandro può comunque tirare dritto con il suo show, quello che si chiama E poi c'è Cattelan. Anche se poi ci sono gli altri, cioè quelli del mondo di Twitter.

Purtroppo.

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