Cronache

La Fondazione Migrantes: "Malaffare colpa della Bossi-Fini"

L'organismo della Chiesa che si occupa dei migranti bacchetta le "carenze nella gestione dell'emergenza": "La mancanza di un piano adeguato ha portato solo malaffare"

La Fondazione Migrantes: "Malaffare colpa della Bossi-Fini"

Quella in corso attualmente alle frontiere e all'interno del territorio italiano è una migrazione "contenuta" se si guarda ai numeri degli ultimi 25 anni, che "rischia di disorientare clero e fedeli a causa di una comunicazione scorretta": a dirlo è il presidente della Fondazione Migrantes, mons. Guerino di Tora, scrivendo a tutte le diocesi italiane.

"Mentre alcune comunità da una parte hanno realizzato meravigliosi gesti di disponibilità, accoglienza, accompagnamento fraterno, altre - lamenta il vescovo - si sono chiuse, hanno ceduto alle paure, hanno percepito in modo minaccioso questa nuova presenza". Un monito e un rimprovero al sistema di accoglienza italiano, che reitera quello già lanciato tre giorni fa sulle carenze istituzionali nella gestione dell'emergenza immigrazione.

Martedì, infatti, il direttore generale della fondazione, monsignor Gian Carlo Perego, aveva ricordato come il malaffare sia stato provocato dalle carenze nel piano di accoglienza. "L'Italia paga la mancanza di un piano di accoglienza per chi chiede protezione internazionale - protezione sussidiaria, asilo e protezione umanitaria - non previsto dalla legge Bossi-Fini: una carenza che ha prodotto solo emergenza e malaffare", aveva spiegato il presule a Catania, a margine della presentazione regionale del XXIV Rapporto Immigrazione 2014 realizzato da Caritas e Migrantes.

Dalla fondazione, infine, sottolineano inoltre la necessità di un accompagnamento pastorale di quei migranti di fede cristiana che giungono in Italia: "Molti di questi fratelli migranti oggi in fuga hanno lasciato luoghi di fede e comunità cristiane (in Siria, Eritrea, Senegal, Costa D'Avorio, ad esempio) e quindi hanno bisogno anche di una nuova comunità per continuare a vivere almeno un tratto della storia di fede personale", monsignor Di Tora.

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