Cronache

La Fornero non conosce il silenzio dei colpevoli

Se verso i contributi lo faccio per me, non per chi anche senza volerlo, o senza saperlo, mi ha tolto il diritto di costruirmi da giovane la mia vecchiaia

La Fornero non conosce il silenzio dei colpevoli

L'ex ministra Elsa Fornero non conosce la dignità del silenzio. Seduta sui suoi sommi privilegi, sullo stipendio da ordinaria universitaria, sul suo posto da sempre pubblico e però mescolato con le consulenze private, ieri ha avuto l'indecenza di dire questo: «I trentenni pensino al lavoro, non alla pensione». Le avevano fatto una domanda sulle dichiarazioni preoccupate del presidente dell'Inps, Tito Boeri, che ha fatto notare come i trentenni di oggi di fatto non avranno una pensione. E Fornero ha risposto così. Proprio con un linguaggio da esperta del mercato del lavoro. Da economista. Da professoressa. A 67 anni, ancora in carica da docente in attesa di godersi la sua meritata pensione e con un nuovo posto in un cda in una società quotata (quello della Centrale del latte di Torino) ha fatto chiaramente intuire tutta la sua inadeguatezza.Da ministra aveva definito choosy, ovvero schizzinosi, i ragazzi che pur con laurea, specializzazione, dottorato, non accettano un lavoro non consono alla loro preparazione. In linea teorica poteva anche avere ragione, ma una frase così avrebbe potuto dirla chi un lavoro modesto nella vita l'ha accettato, non chi ha vissuto sempre protetto dallo Stato assistenzialista. Non contenta, adesso sbeffeggia quegli stessi che oggi non trovano un posto anche se non sono choosy: con la disoccupazione giovanile al 40% non siamo neanche nel campo della scelta. Manca il mercato. E manca perché ci sono persone tipo la Fornero. Perché in questo Paese c'è una guerra generazionale senza quartiere. Da una parte gli over 60 che non cederanno di un millimetro, lì sul fronte della pensione a difendere quello che è rimasto di un'era felice e ricca che hanno sognato ma solo sfiorato. Il bengodi l'hanno preso quelli immediatamente prima, a loro va più o meno quanto hanno versato. Sono ancora dei privilegiati, ma non si sentono così.

Sono dei fortunati, ma non percepiscono questa fortuna. Subito sotto di loro ci sono gli over 50, alcuni dei quali sono incappati nel disastro vergognoso degli esodati, guarda caso creato dalla ministra Fornero. Poi i giovani, o presunti tali, visto che parliamo di under 45, prima che di under 30. Sono spacciati e lo sanno. Si lamentano del fatto che non avranno la pensione, ma ne hanno preso coscienza: questo Paese con loro non ha fatto neanche un patto. A chi ha trovato un lavoro chiede e basta. E chiede per pagare quelle pensioni ai loro genitori o fratelli maggiori.Sono fregati e la Fornero li insulta pure. Perché i privilegiati fanno così: chiedono agli altri di darsi una mossa. Chi ha potuto ai propri figli ha comprato una casa, convinto così di aver fatto il suo in questa battaglia interfamiliare spacciata per ricambio generazionale. Figlio mio ho risparmiato una vita per lasciarti qualcosa.

Sarebbe stato meglio lasciargli un lavoro, o quantomeno una speranza. La possibilità di farsi da sé, esigenti o no, la differenza la fa il mercato, ma lo Stato faccia il suo: non intervenga e non cambi i patti sul futuro. Se verso i contributi lo faccio per me, non per chi anche senza volerlo, o senza saperlo, mi ha tolto il diritto di costruirmi da giovane la mia vecchiaia. Oppure lasciami i contributi in tasca e a me ci penso da solo. Se trovo un lavoro, cara Fornero, non do un euro a nessuno tranne che a me stesso. I pensionati non possono essere un problema dei giovani. Gli esodati tantomeno.

Il silenzio dei colpevoli sarebbe soltanto il minimo.

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