Cronache

Funerale, tutti sapevano tranne sindaco e prefetto

Carabinieri e polizia erano stati informati delle esequie, poco credibile che Marino e Gabrielli fossero all'oscuro «L'Osservatore Romano»: cerimonia chiassosa e volgare

Funerale, tutti sapevano tranne sindaco e prefetto

Roma - Del funerale stile padrino lo sapevano in anticipo almeno due commissariati e un comando dei carabinieri. È plausibile che solo prefetto, questore e sindaco di Roma fossero all'oscuro? Sempre meno, man mano che si ricostruisce l'accaduto. E, in caso, non sarebbe un bel segnale per la sicurezza nella Capitale.

La crepa più importante nel mantra dei «non sapevo» recitato in coro dalle istituzioni capitoline la apre l'avvocato di Antonio Casamonica: «Il giorno della morte di Vittorio Casamonica ho presentato la richiesta per permettere al figlio Antonio, agli arresti domiciliari, di partecipare al funerale del padre». Dunque la comunicazione alle autorità del funerale è del 16 agosto, giorno della morte del patriarca, quattro giorni prima della cerimonia. E non è tutto: in questo lasso di tempo i carabinieri consegnano l'autorizzazione a casa di Antonio Casamonica e, fanno trapelare fonti dell'Arma, «comunicano tempestivamente l'avvenuta notifica all'autorità giudiziaria e agli uffici competenti», tra cui il commissariato di Tor Vergata. Almeno un altro commissariato viene avvisato per altri parenti reclusi che chiedono di partecipare. Ci sono poi i vigili, impiegati con ben 12 pattuglie per domare il traffico intasato dal corteo funebre di almeno 250 macchine. «La polizia locale non si muove di propria iniziativa - dicono dal sindacato dei vigili Ospol - sicuramente dai comandi di Gruppo dovevano sapere». Dunque, anche se il sindaco Ignazio Marino era all'estero, qualcuno ai vertici dell'amministrazione comunale avrà ricevuto comunicazione. Eppure è andato in onda un incredibile scaricabarile basato su mezze verità e inesattezze. Il prefetto Franco Gabrielli, che ieri ha consegnato al ministro Alfano una relazione e domani riunirà il comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza, ha ammesso «lacune», ma come scusante ha accampato il fatto che «i Casamonica hanno cambiato quartiere» per fare il funerale. Risulta invece che nella chiesa del Don Bosco la famiglia abbia svolto tante cerimonie già in passato, come confermato al Giornale da Luciano Casamonica, nipote del defunto. Il quale, tra l'altro, spiega così i rapporti della sua famiglia con la politica locale e la foto del cugino suo omonimo alla famosa cena in cui viene fotografato con Buzzi, Alemanno e il ministro Poletti: «Alemanno lui non lo conosceva, e del resto che vuol dire? Anche io ho fatto qualche foto con Veltroni. E Buzzi lo ha conosciuto quando è stato assunto dalla sua cooperativa per fare la sicurezza. Comunque adesso basta che vengono a chiedere i voti alla nostra famiglia, noi non votiamo più a nessuno».

La Chiesa, con parole dure sull' Osservatore romano , definisce «uno scandalo» le modalità del funerale: «Strumentalizzazione chiassosa e volgare di un gesto di elementare pietà umana e cristiana» che «già di per sé, richiederebbe almeno compostezza, riserbo, dignità e, soprattutto, silenzio». Ma non si nasconde neanche il fastidio per le polemiche su una presunta «acquiescenza da parte della comunità cattolica»: «Nulla di più lontano dalla realtà, non ci sono zone d'ombra». Da parte del governo spicca invece il silenzio di Renzi che si tiene alla larga, mentre Alfano raccomanda al Comitato prefettizio di «prendere misure perché non accada più» e aggiunge che per quanto riguarda la falla nella sicurezza di Roma evidenziata dall'elicottero spargi-petali, «si stanno valutando gli aspetti legislativi e regolamentari per verificare eventuali interventi».

Una mezza ammissione che nei cieli di Roma qualcosa non ha funzionato.

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