Sgarbi quotidiani

Galeotto fu il commento del pm

Galeotto fu il commento del pm

Il pm Nino Di Matteo, durante la requisitoria al processo per la presunta trattativa Stato-mafia ha, tra le altre cose, chiosato: «Si rassegnino certi commentatori...».

Un pm che, nel processo, rivolge le sue considerazioni all'esterno, e nel caso specifico a giornalisti, non solo tradisce la sua funzione, ma rivela la totale assenza di distacco ed equilibrio che dovrebbe contrassegnare anche e sopratutto il lavoro di un magistrato requirente. Un pm non deve rispondere o dare conto della sua azione ai giornalisti, ma sostenere l'accusa nel e non fuori dal processo. Nel momento in cui lo fa dimostra come più che all'accertamento della verità sia in realtà interessato al dibattito sulle sue prospettazioni accusatorie. Queste sue considerazioni rivelano come Di Matteo sia ormai inequivocabilmente un protagonista della scenario politico più che un magistrato. Essa infatti sfugge alle ragioni storiche di cui io fui testimone e protagonista: prima della fine del 1993 l'idea di un partito era del tutto estranea a Berlusconi. E quando si configurò l'intenzione del futuro leader, i protagonisti da lui immaginati e contattati erano Segni e Martinazzoli. Il dato è storico. Nella tendenziosa ricostruzione dell'accusa la nascita di Forza Italia (che risale al 1994) era già in embrione nei primi mesi del '92. Falso. Il pm Tartaglia cita Ezio Cartotto: «Subito dopo il delitto Lima Dell'Utri mi incaricò di creare dei comitati di partecipazione». Non sappiamo a che cosa. Certamente non a un partito.

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