Il delitto di Garlasco

Garlasco, colpo di scena: c'è una nuova inchiesta sul delitto della Poggi

Nove anni dopo l'omicidio la Procura di Pavia convinta dalle tracce di Dna trovate dalla perizia dei legali di Stasi

Garlasco, colpo di scena. C'è una nuova inchiesta sul delitto di Chiara

Nove anni e mezzo dopo la morte di Chiara Poggi, le indagini sulla sua morte sono ufficialmente riaperte. A Garlasco i genitori vivono ancora nella casa dove, in una mattina di agosto, l’assassino bussò alla porta. Pochi chilometri più in là, in una casa ormai troppo grande, vive la madre di Alberto Stasi, che sconta nel carcere di Bollate la sua condanna a sedici anni per omicidio volontario.

Sembrava una vicenda chiusa, destinata a portarsi dietro per sempre dubbi e certezze. Invece ora tutto si riapre. E a tirare le fila dell’inchiesta bis è un ufficio giudiziario che della tragica morte di Chiara non si era mai dovuto occupare: la Procura della Repubblica di Pavia. È qui, sul tavolo del procuratore aggiunto Mario Venditti, che è approdato il fascicolo con la nuova, diversa verità che i difensori di Stasi ritengono di avere individuato, continuando a scavare nei meandri del caso: una verità che scagionerebbe l’ex fidanzato della ragazza, e accuserebbe un altro giovane del paese.

L’inchiesta-bis è una evoluzione inattesa dell’iniziativa di Angelo Giarda, il legale di Stasi. L’obiettivo della difesa era ottenere una revisione del processo all’ex bocconiano, come la legge consente anche dopo condanna definitiva se emergono nuove prove. La richiesta poteva venire presentata dai legali direttamente alla Corte d’appello di Brescia, dove eventualmente dovrebbe tenersi un nuovo processo. Invece Giarda ha scelto di mandare tutto alla Procura generale di Milano, l’ufficio che aveva chiesto e ottenuto la condanna di Stasi. Sul tavolo del sostituto procuratore Laura Barbaini è approdato il documento in cui viene indicato con nome e cognome il colpevole alternativo, individuato dagli investigatori privati sulla base del Dna maschile trovato sotto le unghie di Chiara.

I frammenti di dna

Ma invece di chiedere la riapertura del processo a Stasi, la dottoressa Barbaini ha imboccato una direzione diversa. Se le prove trovate dalla difesa sono vere, potrebbero dimostrare non soltanto l’innocenza di Stasi, ma anche la colpevolezza del giovane di cui, pare dopo che era uscito da un bar, i detective privati avrebbero scovato il Dna su una bottiglia d’acqua. E a poter indagare su questo nuovo colpevole può essere solo la procura di Pavia, dopo che gli uffici giudiziari di Vigevano, i primi ad occuparsi del caso, sono stati soppressi.

Così, il fascicolo è stato mandato a Pavia. E qui il procuratore aggiunto Venditti ha aperto l’inchiesta-bis. Sarà lui a dover capire se il giovane è un assassino che l’ha fatta franca o la vittima di una accusa ingiusta. É una indagine che parte tutta in salita: sono passati quasi dieci anni, difficile trovare nuovi testimoni, impossibili nuovi accertamenti sui telefoni. I microscopici frammenti di Dna trovato sul corpo di Chiara non esistono più, e la stessa sentenza che ha condannato Stasi ha ritenuto che fossero insufficienti per qualunque valutazione.

Ma a rendere tutto ancora più complicato c’è soprattutto un dato di fatto, di cui si è parlato - anche se di sfuggita - nel corso dell’ultimo processo, quello concluso con la condanna di Stasi. Il Dna esaminato dai periti non era solo di quantità infinitesimale: era anche un Dna «sporco», irrimediabilmente contaminato da agenti esterni prima che Chiara arrivasse sul tavolo del medico legale. Il corpo della vittima venne afferrato dai lettighieri senza alcuna precauzione, in modo da alterare qualunque prova. Lo stesso trattamento cancellò dal novero delle prove un altro elemento cruciale, l’impronta del palmo insanguinato dell’assassino sulla spalla del pigiama della ragazza. Ma questo è solo uno dei tanti esempi dei disastri compiuti nelle prime ore dopo il delitto, tra investigatori che camminano nel sangue e perquisizioni fatte con tutta calma: e che sono i veri colpevoli della nebbia che ancora avvolge la verità.

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