Cronache

Giada, abusata nella palestra di karate: "Mi costrinse a fare una cosa a 3"

Giada racconta di esser stata abusata quando aveva 12 anni: "Giocava sui miei sensi di colpa per fare ciò che diceva lui"

Giada, abusata nella palestra di karate: "Mi costrinse a fare una cosa a 3"

Quello che succedeva nella palestra degli orrori del Bresciano è noto. Qui il maestro di karate Carmelo Cipriano, 42 anni, avrebbe abusato di sei bambine. Dopo anni, le vittime hanno però cominciato a parlare. Come Giada che ieri alle Iene ha raccontato di essere una delle vittime di Cipriano: "Ero una ragazza molto timida, non avevo molti amici. Il karate mi aiutava a socializzare con i miei coetanei, mi allenavo 7 giorni su 7. La palestra era sua, ha costruito grande fiducia con me e con la mia famiglia. Faceva vedere ai miei genitori che si era affezionato me. Poi è diventato qualcosa di più".

Ed è a questo punto che il maestro di karate osa di più: "Quando avevo 12 anni abbiamo organizzato un pigiama party - dice Giada - lui si è messo vicino a me e mi ha infilato una mano dentro i pantaloni. Io non sapevo cosa significasse questo gesto. Lui mi disse di non dirlo a nessuno e io così ho fatto". Giada era ancora una bambina, aveva solamente 12 anni. Ma questo a Cipriano non importava: "Prima si è avvicinato, mi ha messo una mano sulla pancia e poi mi ha infilato la mano nei pantaloni. Io a 12 anni non sapevo nulla in materia. Voleva arrivare a masturbarmi, ho provato fastidio e vergogna. Ma io non potevo contraddire il mio maestro. Il maestro di karate pretende rispetto. Lui diceva 'tu fai e non controbbattere'. Ai miei genitori non ho detto nulla, il discorso sesso con loro era tabù". Cipriano puntava proprio a questo: voleva mettere in soggezione le sue allieve: era il maestro e nessuno poteva contraddirlo.

Ma è durante l'estate che il presunto pedofilo alza il tiro, come racconta Giada: "L'estate successiva i miei genitori sono andati in vacanza, io sono rimasta a casa perché mi ero rotta la gamba. Lui mi ha detto: 'ti aiuto io a fare riabilitazione'. A 13 anni andavo in palestra e mi faceva i massaggi. Poi ha iniziato a cercare di baciarmi, a prendermi la mano e metterla sul suo inguine. Confondevo questo gesto col fatto che mi volesse bene. Mi diceva che ero speciale, che ero la persona più importante della sua vita. Ma io associavo il fatto che se una persona mi voleva bene io dovevo fare certe cose. Lui voleva che gli dicessi che lo amavo - prosegue Giada - Ma a me non veniva spontaneo dirlo. Era geloso, non voleva che stessi con i miei amici o che parlassi con i ragazzi. Si era attaccato a me, era ossessivo, mi controllava il telefono".

Cipriano, poco alla volta, ha cominciato ad essere possessivo: "Dal momento che era diventato morboso mi diceva: 'se tu dici qualcosa a qualcuno io ti rovino la vita, io ti uccido'. Giocava sui miei sensi di colpa per fare ciò che diceva lui. Masturbazione, sesso orale. Mi costringeva a farlo su di lui e si arrabbiava quando io mi mostravo titubante, era aggressivo. Per me lui era il maestro". Giada però non riesce a parlare con nessuno, anche perché il maestro la minaccia: "Se tu lo dici ai tuoi genitori loro non ti faranno uscire di casa".

Fino ad ora, Cipriano non è riuscito ad avere un rapporto completo con lei, ma è solamente questione di tempo: "Avevo 13 anni, palestra chiusa. Mi ha preso, ha messo giù il materassino e mi ha detto: 'ti faccio vedere come si fa'. Non sono riuscita perché avevo paura e non volevo. Lui non è riuscito nel suo intento. Ma la verginità l'ho persa qualche giorno dopo". Perché il maestro, nonostante la ritrosia della ragazza, ci riprova: "Per me era sempre orribile, mi sgridava, mi diceva che ero frigida. Mi mandava a casa che piangevo. Mi faceva male. A 14 anni mi ha chiesto di fare una cosa a tre. Ha coinvolto altri due uomini per un rapporto completo e un altro per la masturbazione. Non capivo più niente e speravo finisse presto. Avevano più di 40 anni e io per loro ero un bambolotto".

Dopo cinque anni di abusi, Giada è disperata: "A 17 anni ho capito che non potevo più andare avanti così, mi facevo del male da sola, tagli sulle braccia. Gli ho detto basta.

Lui voleva uccidersi ma io gli ho risposto: non mi interessa".

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