Cronache

Giallo sul capitano Ultimo: lascia i servizi segreti

Il Capitano Ultimo e i suoi collabotratori tornano in forze all'Arma dei Carabinieri. Il comandante: "Noi sempre corretti". L'ombra delle fughe di notizie su Consip

Giallo sul capitano Ultimo: lascia i servizi segreti

Il Capitano Ultimo se ne va. O meglio torna nell'Arma dei Carabinieri, lasciando il suo ruolo nei servizi segreti. Quella del colonnello Sergio De Caprio, il comandante che ha catturato Totò Riina e dato la caccia a mafiosi e corrotti, è una storia nascosta dietro la maschera che da sempre ne copre il volto. Il suo ritorno nei Carabinieri sarebbe dovuto al fatto che i responsabili dell'intelligence hanno considerato chiuso "il rapporto di fiducia" con Ultimo e i suoi uomini, "colpevoli" di aver continuato a collaborare alle indagini fatte da alcuni loro colleghi del Noe "a totale insaputa dei vertici dei servizi”.

Il passaggio di De Caprio dai Servizi ai Carabinieri è solo l'ultima puntata di una telenovela che tiene banco tempo e che ha sullo sfondo, questa volta, le inchieste su Consip e sulle relative fughe di notizie e gli errori nellle indagini. Il Capitano e altri 20 collaboratori a gennaio erano transitati dal Noe ai Servizi, sezione Aise (sicurezza esterna). A volerlo era stato "il direttore dell’agenzia, Alberto Manenti, che aveva puntato su di lui per il reparto sicurezza, ovvero l’ufficio interni del servizio segreto". Perché questo improvviso cambio di direzione? De Caprio dice che si tratta di una "autonoma decisione" per evitare "strumentalizzazioni sul nostro operato, sempre corretto". Un modo per tutelare sia i Servizi che i Carabiniei dopo le "insinuazioni e le manipolazioni della realtà": "A seguito di reiterate e diffuse insinuazioni e manipolazioni della realtà apparse su diversi organi di stampa, abbiamo consapevolmente deciso di rientrare nell’Arma - afferma Ultimo, parlando anche a nome dei suoi colleghi - al fine di evitare strumentalizzazioni sul nostro operato, sempre corretto, da parte di chiunque, per tutelare l’integrità dell’ Aise nella sua interezza e per l’amore che ci lega all’Arma dei Carabinieri. Da questo momento - aggiunge - diamo mandato ai nostri legali di affrontare le strumentalizzazioni e le insinuazioni che vengono diffuse, nelle sedi più opportune".

Secondo Repubblica, però, ci sarebbe dell'altro. "Il provvedimento di 'espulsione', secondo quanto si apprende in ambienti di intelligence" - scrive il quotidiano - sarebbe dovuto "al fatto che Ultimo e altri elementi ex Noe, una volta confluiti nei ranghi degli 007, avrebbero continuato a collaborare alle indagini fatte da alcuni loro ex colleghi Noe, in particolare da Giampaolo Scafarto, il capitano che lavora a stretto contatto con il pm di Napoli Woodcock" e che è finito sotto indagine perché avrebbe "falsificato" la relazione sulle intercettazioni di Tiziano Renzi. "Dopo l’interrogatorio del 10 maggio scorso - scrive il Fatto Quotidiano - al carabiniere erano state sequestrate alcune chat estrapolate dal suo cellulare. È a quel punto che Scafarto è finito indagato anche per la rivelazione di segreto d’ufficio: i pm, infatti, gli contestano contatti con un ex superiore al Noe, passato ai Servizi segreti, al quale sono stati inviati per mail alcuni elementi dell’informativa depositata il 9 gennaio 2017. La stessa che contiene l’errore nell’intercettazione in cui si fa il nome di Tiziano Renzi". Era stato proprio Scarfato a tirare in ballo il capitano Ultimo (ex vicecomandante del Noe), dicendosi preoccupato di dover pagare per gli errori dell'inchiesta Consip al posto di Woodcock e De Caprio.

Sebbene formalmente siano stati Ultimo e i suoi a chiedere il ritorno all'Arma, tecnicamente si tratterebbe di una "restituzione" (ritorno dai Servizi al comando di appartenenza), scaturita dopo che i vertici dell'Aise avrebbero scoperto cha alcuni uomini del Capitano Ultimo avrebbero contiunato a collaborare "segretamente" con ex colleghi del Noe.

Creando così di fatto "la fine del rapporto di fiducia".

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