Cronache

Giovanni Negri: "Eutanasia senza legge? Per fortuna ci salvano le ipocrisie"

Giovanni Negri, "pupillo" di Pannella, commenta a ilGiornale.it la vicenda di Dj Fabo

Giovanni Negri: "Eutanasia senza legge? Per fortuna ci salvano le ipocrisie"

Torinese, classe 1957, produttore di vino nel cuore della Langa piemontese, Giovanni Negri è stato il pupillo di Marco Pannella, nonché ultimo segretario operativo del partito radicale dal 1984 al 1988. Un enfant prodige della vita pubblica italiana. Dal 2000 segue la politica da cittadino comune, da produttore di vino.

Fabiano Antoniani, dj Fabo, è stato accompagnato in Svizzera per morire da Marco Cappato, figura radicale e presidente dell’associazione Luca Coscioni.

Negri vuol dire la sua sul suo ex compagno di parte politica?

“Marco Cappato è la testimonianza di una storia radicale che s’inabissa e poi riemerge. Il problema è che c’è sempre lo stesso fiume carsico dei radicali che si occupa di certe questioni e stop”.

Perché c’era solo Marco Cappato al capezzale di un uomo che, dopo aver provato in tutti i modi di tornare a una vita normale, non voleva più soffrire?

“Perché in Italia un individuo non è sovrano sul proprio corpo e sulla propria mente. Ciò che John Stuart Mill scrisse nel 1859 è rimasto lettera morta”.

Adesso punta il dito contro la Chiesa?

“No. Certamente le religioni monoteiste tendono a sopprimere le libertà dell’individuo e a esaltare la sopportazione del dolore. Ma è soprattutto di una cultura laica senza voce, senza capacità di coltivare più la propria convinzione fondamentale, quella nell’individuo e nelle sue libertà di coscienza. Per fortuna in Italia ci salvano grandi ipocrisie…”

In che senso ci salvano le ipocrisie?

“Tutti i giorni negli ospedali, in silenzio, ci sono tubi che vengono staccati, morti procurate consapevolmente o accelerate. Ma tutto senza una legge”.

Dj Fabo è morto lontano dal suo paese, l’Italia…

“Certamente una pagina incivile della nostra storia e una grande figura della Svizzera, che si conferma il Paese probabilmente più civile d’Europa. Gli italiani restano emigranti dei diritti civili, fanno altrove ciò che in Italia resta proibito”.

L’Italia nella sua storia ha vissuto grandi battaglie: divorzio, aborto, nucleare. Cosa è successo al Paese?

“Quella stagione appartiene alla storia, il mondo è cambiato. Oggi le battaglie laiche sono altre, la fine della vita e soprattutto la condizione della donna sottoposta in molti Paesi del mondo a orribili violenze fisiche. Se non ora, quando? verrebbe da chiedersi riprendendo uno slogan femminista di qualche tempo fa”.

Il testamento biologico sarebbe lo strumento legale migliore per l’eutanasia?

“Al di là dei singoli strumenti di legge, mi pare che il dato grave sia che sono passati otto-nove anni dal caso di Eluana Englaro e sul fine vita siamo ancora allo scontro pregiudiziale tra sì e no. Cioè a resistenze politiche e culturali al riconoscimento del diritto di poter superare la propria esistenza. Poi la forma si può discutere.

Ma in Italia siamo fermi a uno stato molto antecedente”.

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