Cronache

Il giudice lo assolve ma Equitalia non molla e gli chiede 3 milioni

La protesta di un benzinaio di Varese: "Per la legge non sono un evasore, ma l'agenzia di riscossione mi sta togliendo tutto. Se toccano mia figlia io faccio un casino"

Il giudice lo assolve ma Equitalia non molla e gli chiede 3 milioni

Il giudice lo ha assolto perché il fatto non sussiste ma Equitalia continua a chiedergli oltre tre milioni di euro. Per questo il benzinaio Elio Bertoni ha deciso di portare avanti una clamorosa forma di protesta, davanti alla sede dell'ente di riscossione di Busto Arsizio, in provincia di Varese.

Agli occhi della legge, il cinquantottenne lombardo non è un evasore fiscale: una sentenza del 2013 del tribunale di Milano lo ha assolto, insieme alla figlia, da ogni addebito penale. Nel 2006 ha dovuto chiudere la sua pompa di benzina a Canegrate, per una presunta evasione di poco più di 30mila euro. Poi l'assoluzione. Eppure Equitalia continua a pretendere il pagamento di una maxi-cartella da 3,2 milioni di euro. Alla figlia sono già state bloccate le carte, congelato lo stipendio e - in un primo momento - anche l'assegno che percepiva dall'ex marito per il mantenimento del figlio.

"Questo ente non vuole ascoltarmi, nonostante ci sia una sentenza del giudice del tribunale di Legnano che mi ha assolto perchè il fatto non sussiste - racconta Bertoni al quotidiano locale Varesenews- da tempo sto cercando di farmi annullare le cartelle esattoriali ma non vengo minimamente preso in considerazione". Così da qualche giorno il benzinaio protesta davanti alla sede di Equitalia, con alcuni cartelli che invitano gli italiani a "reagire" ed Equitalia a "suicidarsi".

Bertoni inoltre spiega di voler "rateizzare il debito a 100 euro al mese, in attesa di andare avanti con la battaglia contro l'ingiustizia. È una cosa abominevole, tengano giù le mani da mia figlia o scateno un casino. Mia figlia aveva il 30% della società, ma non ha mai lavorato un giorno con me. Si, quello è stato un enorme errore, perché adesso anche lei paga questa situazione e si trova con i conti bloccati senza avere alcune responsabilità diretta".

Da Equitalia, in seguito, rivendicano la correttezza dell'operato dell'Agenzia delle Entrate e della stessa Equitalia, poiché "il debito sussiste nonostante la sentenza".

Il giudizio penale, precisano, non incide sulla richiesta dell'ente creditore, confermata da una sentenza tributaria di primo grado che non è mai stata impugnata.

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