Cronache

Giudici spagnoli indagano su 500 aspiranti avvocati italiani

Nel mirino un test all’Università Rey Juan Carlos di Madrid. “Arrivati a bordo di 8 pullman come una gita scolastica”

Giudici spagnoli indagano su 500 aspiranti avvocati italiani

La prima denuncia era partita due anni fa dall’Osservatorio anti-corruzione di Madrid. Si ipotizzava il reato di frode contro 500 aspiranti avvocati italiani che avevano partecipato a un test per ottenere la laurea in Diritto valida anche in Italia, raggiungendo l’Università Rey Juan Carlos dalla stazione di Atocha “a bordo di otto pullman“, come se fosse “una gita scolastica”. Ora, stando al quotidiano eldiario.es, che da tempo indaga su esami e lauree inesistenti di cui avrebbero beneficiato anche autorità pubbliche, è la magistratura spagnola ad aver preso in carica la vicenda, impegnandosi a verificare se i titoli e le convalide siano stati acquisiti in forma regolare. Il titolo, sottolinea anche il quotidiano El Mundo, consentiva agli italiani di evitare i passaggi canonici richiesti in Italia per esercitare l’avvocatura. Alla Rey Juan Carlos il costo del test sarebbe stato di “11mila euro”. Con il via libera ottenuto a Madrid è possibile “esercitare in tutta Europa”. SI indaga quindi non sul titolo, ma sulle modalità di acquisizione. Dall’Università si precisa che la collaborazione con la polizia è totale e che si sta fornendo “tutta la documentazione richiesta”, mentre gli inquirenti spagnoli chiariscono che l’inchiesta sta toccando vari collegi, tutti legati ai titoli degli “italianos”. La denuncia iniziale dell’Osservatorio anticorruzione di Madrid segnalava l’anomalia di un esame “con un numero elevato di allievi, tutti italiani, il 28 maggio del 2016” e l’arrivo degli esaminandi a bordo di pullman stracolmi.

Il ministero della Giustizia italiana ha deciso da oltre un anno di imporre una stretta sui titoli ottenuti all’estero, in special modo in Spagna: lo scorso anno con una circolare sono state rigettate 332 domande di riconoscimento di titoli abilitativi ad aspiranti avvocati che si erano appunto “formati” nella penisola iberica.

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