Economia

Il pil che manca a Renzi per fare il Macron

Il governo ha fallito. E il Pil sotto l'1% lo certifica

Il pil che manca a Renzi per fare il Macron

I dati del Pil del I trimestre 2017 dell'Italia, in confronto agli altri stati principali del G7 e nella struttura interna, mostrano un quadro impietoso del fallimento della politica economica e delle riforme renziane, quadro che non sembra sostanzialmente mutato con il governo Gentiloni, che pure forse vorrebbe mutare rotta. Nel primo trimestre il Pil è aumentato solo dello 0,2% sul trimestre precedente. La crescita acquisita nel 2017 è lo 0,6%: ma, osservando il grafico del Pil dalla fine del 2014 quando è iniziata la nostra ripresina, si nota che essa s'era indebolita nel primo trimestre del 2016, poi è migliorata, sia pure in modesta misura e alla fine del 2016 s'è di nuovo indebolita. All'inizio del 2017, un nuovo recupero. Ma in marzo il grafico della crescita del Pil s'è inclinato di nuovo in giù. Insomma, la nostra ripresina fluttua e non si rafforza. Non diventa una vera ripresa, robusta come quella della Germania ove il Pil nel primo trimestre è aumentato dello 0,6%, sicché su base annua la Germania cresce del 2,4%: quasi il fatidico 3% dei tempi precedenti alla stesura delle regole di Maastricht, quando non c'era ancora l'euro. La crescita robusta serve a spiegare la vittoria di Angela Merkel nelle elezioni del Nord Reno Westfalia, già roccaforte socialdemocratica. La Francia nel primo trimestre ha avuto una crescita dello 0,3% che, su base annua, equivale all'1,2%. Il nostro +0,2% del primo trimestre, proiettato su base annua, dà solo il +0,8%. Macron ha vinto le presidenziali francesi presentando un programma di riforme e di politiche d'investimento per rendere l'economia francese più flessibile e irrobustirne la crescita. Il nostro governo spera nell'1%: glielo auguriamo, ma non ci sono innovazioni nella sua politica economica e fiscale né nei programmi renziani vaghi ed ondivaghi. L'Italia è comunque il vagone di coda del G7. Nel Regno Unito - che dovrebbe esser allo sconquasso per via della Brexit -, invece, la crescita del Pil del primo trimestre 2017 sul primo 2016 è del 2,1%. Il premier Teresa May così sta saldamente in sella mentre i laburisti sono divisi e i no Brexit in imbarazzo. Negli Usa la crescita nel primo trimestre su quello del 2016 è +1,7%, come in Germania. In Francia risulta dello 0,8, come in Italia, sicché a Macron ora tocca mettere in pratica al più presto la sua ricetta. Osservando la struttura della nostra bassa crescita del primo trimestre, si nota la flessione del valore aggiunto (ossia del prodotto netto) dell'industria. Essa è più che compensata dall'aumento del valore aggiunto dell'agricoltura e, soprattutto, dei servizi. Di qui il +0,2%. Il saldo delle esportazioni con le importazioni è diventato negativo: un po' perché sono aumentate le scorte delle imprese e un po' perché la politica di espansione della domanda di consumi, con la destinazione del deficit di bilancio a spese correnti, ha generato un maggior import. Non c'è da stupirsi che l'industria faccia fatica a crescere: il credito è reso difficile dai problemi delle banche, specie in regioni con rilevante industrializzazione come il Veneto; le opere pubbliche son rallentate dalle procedure bizantine dell'era Pd e dalla rinuncia alle grandi opere berlusconiane; l'edilizia residenziale fa fatica perché gravata da troppe tasse dirette e indirette, anche qui con una inversione rispetto alla linea berlusconiana.

Insomma, le cose van peggio da quando sono al potere i presunti salvatori della patria.

Commenti