Cronache

Ma la grande metropoli è una giungla di possibilità

Fingiamo di apprezzare i ritmi rilassati però ci piace la competizione quotidiana

Ma la grande metropoli è una giungla di possibilità

Che poi noi animali metropolitani ce ne fottiamo. Intenti come siamo a fare il sesto giro della piazza a cercare uno straccio di parcheggio guatando gli altri automobilisti e intanto chiedendoci che cosa abbiano di così fondamentale da fare per starci tra i piedi; avvezzi ad ascoltare come rabdomanti il rombo della metro che arriva mentre siamo ancora ai tornelli per indovinare se sarà quella nostra o quella che va in direzione opposta, onde decidere se scapicollarci e travolgere tre o quattro pivelli che scendono le scale come non fosse questione di vita o di morte prendere quel treno o il successivo (non sia mai); adusi a ingollare sushi da delivery in ufficio sporcando di salsa di soia il tasto cancelletto (questo: #) mentre continuiamo a compilare quella fattura con la mano libera dalle bacchette; disposti a far passare i poveri pedoni sulle strisce pedonali ma solo se ci si buttano praticamente tra gli (e non: i. Noi cittadini siamo pure pignoli) pneumatici e comunque non rinunciando a pretendere un cenno di ringraziamento; intossicati e quasi instupiditi da dosaggi di CO2 che quando andiamo in campagna tre giorni in un agriturismo prenotato su Airbnb il primo giorno respiriamo a pieni polmoni con aria beata, il secondo cerchiamo un'edicola per trovare la Gazzetta dello sport e il terzo ci siamo già rotti e dopo il pranzo a base di specialità locali siamo già sulla nostra automobile programmando con gusto il navigatore sulla tangenziale; intenti a tutto ciò, dicevamo, guardiamo di sfuggita le periodiche classifiche sulla qualità della vita nei capoluoghi di provincia italiana, cerchiamo la nostra grande città generalmente evidenziata in neretto tra l'ottantesimo e il novantesimo posto su cento, bofonchiamo qualcosa sul sindaco incapace che magari abbiamo pure votato, guardiamo le città ai primi posti, fatichiamo a ricordarci in quale regione si trovano (Ascoli Piceno è in Abruzzo o nelle Marche?) ma dentro di noi pensiamo: Pordenone? Ma tu, ci vivresti a Pordenone?

Ora, ci perdonino gli amici veneti di Pordenone (scherziamo, sappiamo benissimo che si trova in Trent..., ehm, in Friuli). Ma noi cittadini imbruttiti sempre in zona retrocessione della qualità della vita, in fondo tutto questo sbattimento ci piace. Sì, quando ci rilassiamo un pochino ci piace far credere che vorremmo vivere in provincia, dove tutti si conoscono, ci si chiama per soprannome (ma non abbiamo sempre odiato il compagno di scuola che ci chiamava Ciccio?), si va al lavoro a piedi se se ne ha uno (di lavoro, non di piede) e gli affitti sono accessibili. Però davvero, non facciamo sul serio. Ci sembra educato mostrare un po' di interesse nei confronti di persone, i provinciali, che sotto sotto riteniamo antropologicamente inferiori. Sarà quella carenza di CO2. La vita è una cattiva abitudine.

E in una metropoli vien su molto meglio.

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